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Le immagini da Marte – Un interessante campo d’indagine

PILBARA'S MISTERY

Di Margherita Campaniolo e Alessio Feltri

Qualche tempo fa Space Freedom pubblicò un articolo che è divenuto presto, tra i tanti relativi all’argomento Marte, uno dei più letti e più apprezzati e che ha generato non poche discussioni all’interno di numerosi forum o liste di discussione che si dedicano al pianeta rosso, alle missioni N.A.S.A ed E.S.A ed alla possibilità di trovare vita, passata o presente, su questo pianeta, a noi così prossimo e così ricco di fascino.

Il pezzo s’intitolava Blueberry Fields File’s - Salt or life? Speculazione sulle misteriose "sferule blu" marziane …..Ovvero: "Dialogo tra Space Freedom ed un suo lettore"

L’articolo è sì a firma della sottoscritta ma, per sua particolarità, non sarebbe di certo divenuto così apprezzato senza il contributo del mio interlocutore, di Alessio Feltri, lettore di Space Freedom che, con acutezza, con la competenza dovuta alla sua formazione culturale e professionale e, non ultimo, una buona dose di anticonformismo, pose su un piatto di discussione alcune delle anomalie intraviste, in questi ultimi tre mesi, tra le numerose immagini rilasciate dalla Nasa e scattate dal robot Opportunity su Meridiani Planum.

Molto spesso mi sono chiesta cosa i lettori di un sito hanno idea accada dietro la direzione di un sito web o se si chiedono cosa si celi dietro alla nascita di un articolo; ebbene, stavolta, in questo specifico caso, ci si sarebbe dovuti chiedere "cosa può accadere esattamente dopo la pubblicazione di un articolo?" e per una volta la risposta verrà resa pubblica e sarà il webmaster stesso a renderla nota: talvolta, dopo un articolo nato da un contatto diretto con un esperto (ciò è per esempio in atto con il dott. Thorsten Becker per i fairy circles della Namibia), con un gruppo di ricerca come con un competente lettore, nascono altri e successivi contatti, nasce un dialogo che non si ferma ad articolo pubblicato; questa è forse l’esperienza più bella di tutte, senza dubbio più arricchente del mero successo di un proprio articolo, questo è quanto è accaduto con Alessio Feltri.

Il dialogo, nel tempo, non è mai terminato e, d’accordo con lui, dopo parecchi giorni dall’essersi instaurato questo "filo" tra noi, fatto di quesiti e risposte, di ipotesi e tesi susseguitesi giorno dopo giorno o, dovrei dire, da un Sol marziano al successivo, decidiamo insieme di proporre a voi un piccolo esempio di tali discussioni, convinti sia bene condividerlo con tutti gli amici di Space freedom, di Marte e dei suoi misteri

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Campaniolo:

Ciao Alessio, nuove immagini da Meridiani Planum… I mirtilli, non credi che i mirtilli abbiano da dire più di quanto non sia già stato detto? Opportunity è fuori dal cratere in cui è atterrato e che è stato giudicato dai tecnici della Nasa un possibile vecchio bacino d’acqua salata, una pozza in cui queste concrezioni si sono formate per l’interazione tra l’acqua e la natura delle rocce sottostanti; eppure oggi, ben lontani da quel cratere, le sferule sono ovunque, dappertutto, un vero mare di mirtilli.


Feltri:

Sì, sono ovunque. Guarda bene quest’immagine.



La roccia in questione, ritrovata nel "Fram Crater" e chiamata dalla NASA "Pilbara", è stata interessata in Sol87 da un'analisi effettuata dal RAT (Rock Abrasion Tool) di Opportunity.

Campaniolo:

E sì! L’avevo vista anch’io in bianco e nero. Certo che ben strane come concrezioni, presentano caratteristiche molto diverse da quelle che possiamo vedere sulla Terra, persino dalle uniche di forma sferica e che talvolta vengono rinvenute all’interno di grotte carsiche, le pisoliti, non pensi? Trovo intrigante rilevare come alcune siamo come legate alla roccia per mezzo di un filamento, di un peduncolo, mentre altre no. Che ne pensi?

Feltri:

Il fatto che le sferule alloggiate sugli "steli" che si vedono in foto siano strane come concrezioni è più che logico, per il semplicissimo motivo che...non sono concrezioni.
Per comprenderlo si possono osservare nell'immagine seguente due precedenti foto (in diverse condizioni di luce) di una sferula, che casualmente era posizionata in un punto in cui si era verificata una frattura della roccia.




Come si vede il materiale del "tubulo" collegato alla sferula è di materiale diverso da quello della sferula stessa, come confermato per altro dalle immagini a colori in cui i filtri delle Pancam separano le sferule azzurro-grigiastre dai tubuli bianchi.
Dato che i tubuli presenti nelle concrezioni inorganiche sono sempre dello stesso materiale degli sferoidi, non può che dedursene che le sferule non sono concrezioni.

Per spiegare come mai in questo caso i tubuli siano visibili e in altri casi no, dobbiamo osservare "Pilbara" com'era prima dell'intervento del RAT.

 

Come si vede la roccia in questione è più alta di quelle circostanti ed inoltre presenta angoli vivi e forma subtriangolare, a dimostrazione del fatto che ha subito per lungo tempo l'azione erosiva del vento, che ha presumibilmente asportato la parte di substrato intorno ai tubuli. Infatti nella parte bassa della roccia i tubuli non sono quasi visibili.

Faccio notare come la diversa posizione della roccia a sinistra di Pilbara nelle due immagini, sia dovuta al fatto che, durante le operazioni del RAT, le ruote del rover si sono appoggiate sulla roccia semiribaltandola, come evidenziato dalla freccia nella foto seguente.


Campaniolo:

Interessanti considerazioni che mi fanno nascere altre domande e qualche perplessità, te le porrò quanto prima ma vorrei chiederti cosa ne pensi su un altro aspetto che ho notato su questa roccia del "Fram Crater".

Se mi sposto ad osservare il foro del RAT mi stupisce molto ritrovare uno di questi mirtilli al suo interno perfettamente integro; mi riferisco a quello in basso a sinistra: vi è caduto dopo? C’era? E se c’era, vi hanno perforato attorno? Mi pare improbabile. Ho l’impressione che si trovi ad un livello più basso rispetto al piano della roccia. Te lo sei posto? 


Riguardo al "mirtillo" che compare intatto nel cerchio di azione del RAT, la risposta è nell'immagine seguente.



Nella foto B, ripresa dal Microscopic Imager, la freccia mostra la sferula che nella foto A, ripresa successivamente, appare essere scivolata nella nuova posizione, presumibilmente distaccata dal substrato durante le operazioni di allontanamento del braccio robotico.

Riguardo poi alla sferula che risulta sezionata in foto, nella parte centrale destra del campo d'azione del RAT, non si può non rilevare come ci siano interessanti analogie con alcune forme algali incrostanti terrestri, epilitiche e moderatamente endolitiche (fino ad una profondità di 8-9 mm.), nelle quali possono calcarizzarsi completamente nucleo e rizoidi, mantenendosi vitali solo perifericamente.

Margherita Campaniolo

Alessio Feltri

  

Margherita Campaniolo

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