Venerdì ruberemo un pezzetto di cometa

Home

IL 2 GENNAIO LA SONDA «STARDUST» SFIORERA’ IL NUCLEO DELLA «WILD 2» E CATTURERA’ 40 MILLIGRAMMI DI POLVERI COMETARIE: NEL 2006 QUESTO MATERIALE VERRA’ RICUPERATO E ANALIZZATO IN LABORATORIO

 

IL sogno di riportare a terra campioni di una cometa sta forse per avverarsi. Venerdì 2 gennaio la sonda della Nasa «Stardust» (Polvere di stelle) si tufferà nella chioma della cometa periodica Wild 2, catturerà particelle di polvere e materiali volatili (una quantità che in tutto si stima non supererà i 40 milligrammi) emessi dal nucleo cometario, e poi ce li riporterà. La sonda fu lanciata da Cape Canaveral il 7 febbraio 1999 e da alcuni mesi, nella sua traiettoria di avvicinamento alla cometa, ha iniziato la terza rivoluzione attorno al Sole. L'incontro avverrà 3 mesi dopo il passaggio al perielio (la minima distanza dal Sole) della Wild 2. Il periodo di massima attività del nucleo cometario dovrebbe essere stato superato e di conseguenza il flyby dovrebbe avvenire in condizioni di relativa sicurezza. Dallo scorso 19 novembre la telecamera della sonda inquadra la cometa: le continue correzioni di rotta apportate dal sistema di navigazione autonomo tramite 16 piccoli motori a razzo permetteranno a «Stardust» di passare fra due giorni a meno di 300 km dal nucleo cometario. L'incontro avverrà ad una velocità di 20.000 km/h, un valore abbastanza basso se confrontato ai circa 250.000 km/h a cui avvenne nel 1986 il flyby tra la sonda Giotto e la cometa di Halley. Attraversare la chioma di una cometa ad una così breve distanza dal nucleo è abbastanza rischioso. È un pò come guidare un'auto ad alta velocità durante una forte tempesta di grandine, ma Stardust è dotata di appositi scudi che dovrebbero ridurre al minimo i danni da impatto delle particelle di maggiori dimensioni presenti nella chioma. L'incontro ravvicinato con la cometa Wild 2 è il cuore di tutta la missione e sarà focalizzato sulla raccolta delle particelle e sulla ripresa di immagini ad altissima risoluzione del nucleo. Avrà inizio quando la sonda si immergerà nella chioma della cometa, poco meno di 5 ore prima del passaggio alla minima distanza dal nucleo. All'inizio di questa fase il collettore di polveri (Aerogel Dust Collector), verrà fatto fuoriuscire dal corpo della sonda e orientato perpendicolarmente alla direzione del moto, in modo da raccogliere la maggior quantità di materiale cometario. Si tratta di una specie di grossa racchetta da tennis con una superficie di circa 1.000 cm quadrati, che semplicemente espone al flusso di particelle cometarie alcuni blocchi di aerogel spessi pochi centimetri e sistemati in cellule modulari di alluminio. L'aerogel è un composto completamente inerte a base di silicio i cui singoli elementi hanno dimensioni dell'ordine del nanometro e sono legati tra di loro in una struttura estremamente porosa: il 99,8% del volume è rappresentato da vuoti. Soprannominato "fumo congelato", ha una densità mille volte inferiore a quella del vetro, un'altra sostanza a base di silicio. Questo strano materiale, che può restare sospeso in aria sostenuto solo dal calore di una fiamma, oltre all'abilità di catturare particelle iperveloci senza danneggiarne la struttura, possiede inusuali caratteristiche, come valori estremamente bassi di conducibilità termica, di indice di rifrazione e di velocità del suono nel materiale, oltre che elevati valori di resistenza alle sollecitazioni del volo spaziale. Ha proprietà isolanti eccezionali: uno spessore di 2,5 cm di questa sostanza ha un potere isolante migliore di 15 cm di lana di vetro. Quando una particella iperveloce colpisce l'aerogel, penetra rallentando la sua velocità e dando origine ad una traccia a forma di cono molto allungato con la base in corrispondenza del punto di impatto. Grazie all'elevata trasparenza dell'aerogel, la particella catturata può essere facilmente individuata. Dopo il flyby, il collettore di polveri verrà fatto ripiegare all'interno della capsula di rientro (Sample Return Capsule) e, una volta controllati gli eventuali danni subiti dalla sonda nell'attraversamento della chioma cometaria, saranno trasmesse a terra le immagini riprese durante l'incontro. Sarà impressionante vedere il nucleo della cometa fotografato da una così breve distanza. Proseguendo nella sua orbita attorno al Sole, Stardust incontrerà la Terra il 15 gennaio 2006. A questo punto verrà sganciata la capsula di rientro, che, dopo aver attraversato l'atmosfera terrestre protetta da uno scudo termico, discenderà appesa ad un paracadute nel deserto del Grande Lago Salato dello Utah. Se tutto procederà come previsto, fra due anni potremo quindi analizzare per la prima volta in laboratorio dei campioni di materiale cometario, lo stesso di cui era formata la nebulosa protoplanetaria, e ricavare preziose informazioni sull'origine e sull'evoluzione del Sistema solare.

 
   

Data: 01 gennaio 2004

Autore:  [TSCOPY](*)INAF, Osservatorio di Torino[/TSCOPY]

Fonte: La Stampa

 

 

Questo contenuto di Space Freedom è pubblicato secondo la licenza di utilizzo di Creative Commons, salvo diversa indicazione.

L'editore non assume alcuna responsabilità nel caso di eventuali errori contenuti nell’articolo o di errori in cui fosse incorso nella loro riproduzione sul sito.