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Archeologi entusiasti: «Un ritratto

 bellissimo» L’opera risale al

 secondo secolo dopo Cristo

di Antonio Angeli

 
 

 

 
 

È il più conosciuto e studiato degli imperatori romani, eppure il più misterioso: Adriano è il simbolo stesso di Roma Imperiale. Magnanimo e spietato, riflessivo e irrequieto, di Publio Elio Traiano Adriano sappiamo quasi tutto, a cominciare dal suo aspetto, rivelato da numerosissime statue che ci sono giunte praticamente intatte. E poi monete e busti, bellissimi, come quello conservato nella Capitale, al Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps. Volendo vedere immagini di Adriano si può viaggiare per mesi: dalle tante città italiane al Louvre di Parigi, fino ad Istanbul. Adriano era cosmopolita e instancabile: durante la sua vita viaggiò moltissimo. E dove andava veniva accolto da trionfali inaugurazioni delle sue effigi. Se non ne trovava si accordava subito con i reggenti locali per erigere sue grandi statue. Dove non arrivavano le statue giungevano le monete: anche di quelle Adriano inondò l’impero. Eppure l’immagine più bella e trionfale dell’imperatore ancora dovevamo vederla. È rimasta nascosta, per secoli, ed è stata ritrovata in questi giorni. Una gigantesca, raffinatissima, statua in marmo dell’imperatore Adriano sta emergendo dallo scavo archeologico di Sagalassos nella Turchia del sud. Le ricerche sono tutt’ora in corso perché la statua è spezzata in diversi frammenti che non sono ancora stati tutti trovati. All’inizio del secondo secolo dopo Cristo Sagalassos era una grande città romana dove si sentiva fortissimo l’influsso della cultura ellenica. Tra le rovine, dal 1990, ha preso il via una grande ricerca scientifica dell’Università cattolica di Lovanio, in Belgio. Gli archeologi, alcuni giorni fa, hanno trovato per primo un colossale piede destro, che ha subito entusiasmato gli studiosi, invogliandoli a continuare le ricerche nella zona. Il piede, di ottanta centimetri di lunghezza, ha un raffinato calzare e questo, unito alle dimensioni della scultura, ha convinto gli studiosi che stavano «dando la caccia» a un personaggio importantissimo. Finora, oltre al piede, sono stati ritrovati la testa, alta settanta centimetri, e una gamba di un metro e mezzo. Gli archeologi belgi sono certi di riuscire a recuperare tutti i frammenti rimanenti, finiti sotto terra, probabilmente, a causa di un terremoto. «La statua era alta da 4 a 5 metri e la testa è uno dei più bei ritratti mai trovati dell’imperatore Adriano», ha detto emozionato e felicissimo il direttore degli scavi, l’archeologo belga Marc Waelkens, dell’Università cattolica di Lovanio. Dopo queste entusiasmanti scoperte gli studiosi stanno proseguendo i lavori con tutta l’energia possibile, in questo sito archeologico dove già sono stati effettuati importanti interventi. La missione dell’Università di Lovanio ha restaurato, di recente, un grande edificio termale, un Macellum, l’emporio alimentare della città dove affluivano merci locali e d’importazione, ed un tempio dedicato allo stesso Adriano e al suo successore Antonino Pio. L’imperatore Adriano, che regnò tra il 117 e l’anno della sua morte, il 138, compì un lungo viaggio in Asia Minore che, allora, nel 130, era una delle frontiere dell’impero. Di Adriano sappiamo tanto, ma non tutto, e ad alimentare un’alone di mistero ha contribuito una sua autobiografia, andata perduta. Adriano era ossessionato dai confini: voleva che fossero ben definiti e meglio difesi. Lui, l’imperatore del Vallo, desiderava, usando un termine moderno, che i confini fossero «sostenibili», cioè poco costosi, in termini di uomini e di mezzi. Il suo viaggio in Asia Minore servì a riportare i limiti dell’impero all’Eufrate, rafforzando il dominio sulla via al Golfo Persico, che il suo predecessore, Traiano, aveva aperto e poi dimenticato. Proprio per questi viaggi di Adriano in tanti siti archeologici vengono ritrovati tempi, porte e statue dedicati all’imperatore. Erano tutti destinati a celebrare la visita in quelle terre. La storia gloriosa delle rovine greco-romane di Sagalassos inizia nel 1706, furono individuate da Paul Lucas, studioso in missione nell’Anatolia inviato da Luigi XIV, il re Sole. Divennero poi note agli archeologi europei alla metà del’800, grazie agli studi dell’inglese William Hamilton. Oggi quest’area archeologica di notevole interesse torna al centro dell’attenzione grazie all’imperatore Adriano

 
     
 

      

 
 

Adriano di Sagalassos e scavo - A cura di Space Freedom

 
 

Data: 27 agosto 2007

Autore: Antonio Angeli - a.angeli@iltempo.it

Fonte: Il Tempo - 11-08-07

Link: http://www.iltempo.it

 

 

 
 

 
 

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