Invisibili a comando

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C'erano astronavi dotate di uno scudo che le rendeva invisibili: succedeva in qualche vecchio episodio di Star Trek, trasmesso all'epoca in cui molte imprese sembravano impossibili. Da allora di conquiste ne abbiamo fatte molte, ma non possiamo ancora rendere invisibile la nostra auto premendo semplicemente un tasto. Due ingegneri dell'Università della Pennsylvania, però, sono sulla buona strada per capire come ottenere l'invisibilità degli oggetti.

Il fatto di riuscire a vedere ciò che ci circonda, in realtà, non è altro che un gioco di luce. Un oggetto, ad esempio una penna, è visibile perché in parte assorbe e in parte riflette la luce che riceve. Basta impedirglielo ed ecco che lo si è reso invisibile. Facile a dirsi, ma alla luce non si comanda. Così, i due ingegneri hanno pensato alla "coperta plasmonica". Si tratta di un guscio realizzabile sfruttando una proprietà degli elettroni.

In determinate condizioni, questi generano un particolare tipo di onde, i plasmoni, capaci di "disturbare" la luce riflessa da un oggetto facendolo quasi scomparire alla vista. I risultati sono promettenti anche se per il momento ci si limita a piccoli oggetti dalla forma semplice, e solo a precise frequenze di luce. Ulteriori progressi richiederanno tempo, ma l'invisibilità può attendere!

 

Data: marzo 2005

Autore: Elena Lazzaretto

Fonte: Urania

Link: http://www.pd.astro.it/urania/urania.html

 
   
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Gli oggetti spariscono con…i materiali plasmonici

 
Per il momento l'idea funziona solo con oggetti molto piccoli, ma è appena l'inizio: dispositivi come quelli che rendono invisibili le astronavi dei Romuliani in Star Trek o il fiabesco mantello dell'invisibilità del maghetto Harry Potter sono molto più vicini alla realtà di quanto si creda. La prima descrizione, basata per ora su elementi teorici, di una copertura capace di rendere gli oggetti invisibili si deve all'italiano Andrea Alù, dell'Università di Roma Tre e a Nader Engheta, dell'Università della Pennsylvania.
La ricerca dei due ingegneri elettronici, in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale, è stata anticipata da una notizia pubblicata oggi on line da Nature.
La copertura, ha detto Alù, funziona impedendo il normale processo che permette di vedere gli oggetti: quando la luce colpisce un oggetto, questo la disperde secondo un effetto che i fisici chiamano ''scattering''. Per esempio, vediamo il cielo blu perché quando la luce del Sole colpisce l'atmosfera terrestre, questa diffonde più facilmente le frequenze più alte, ossia quelle vicine all'ultravioletto, allo stesso modo vediamo il latte bianco perché questa sostanza diffonde in modo uniforme tutte le frequenze, assumendo un colore bianco opaco.
''Alcuni materiali - ha detto Alù - riescono ad annullare questo fenomeno". Si chiamano materiali plasmonici, hanno cioè caratteristiche elettromagnetiche simili a quelle di un insieme di elettroni liberi (plasma) e riescono a cancellare la luce riflessa da un oggetto. In questo modo l'oggetto schermato dalla copertura diventa invisibile: l'effetto che si ottiene è una trasparenza completa, tanto da poter vedere quello che c'è dietro l'oggetto nascosto alla vista. Al momento oro e argento riescono a dare i risultati migliori a determinate frequenze.
Finora tutti i tentativi di rendere un oggetto invisibile si sono basati sul principio del mimetismo: schermi-camaleonte venivano colorati in modo da camuffarsi con lo sfondo e da nascondere così l'oggetto che ricoprivano. La strada scelta da Alù ed Engheta è invece molto diversa perché impedisce che la luce emanata dall'oggetto colpisca l'occhio dell'osservatore.
Lo svantaggio è nel fatto che la frequenza della luce che viene bloccata dipende dalle dimensioni dell'oggetto da nascondere: allo stato attuale delle ricerche, oggetti grandi possono essere nascosti solo utilizzando lunghezze d'onda molto ampie, come le microonde, ma non quelle della luce visibile.
Il passo successivo, ha detto Alù, sarà riuscire a nascondere oggetti di grandi dimensioni. "Una possibile strada - ha aggiunto - potrebbe essere utilizzare più strati di copertura in modo da ridurre il fenomeno di scattering per oggetti grandi''. Già adesso, comunque, si intravedono possibili applicazioni. ''Si potrebbero creare strutture completamente anti-riflettenti'', ha detto Alù, oppure si potrebbero rendere invisibili sonde da utilizzare in indagini di microscopia molto delicate.
 

Data: marzo 2005

Autore: ANSA

Fonte: Almanacco della Scienza - CNR

Link: http://150.146.47.106/rivistaonline/Articolo.asp?IDrubrica=9&nomefile=857_4_2005

 
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