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Saturno come Polifemo

In "fronte" al polo sud di Saturno campeggia un occhio dalla mostruosa forza e dalla misteriosa natura

di Margherita Campaniolo

 
     
 

Immagine Credit: NASA/JPL/Space Science Institute/University of Arizona

 
     
 

Le immagini della sonda Nasa-Esa Cassini hanno permesso di individuare una gigantesca tempesta, grande due terzi del diametro terrestre, e che occupa 8000 km del Polo Sud di Saturno.
La tempesta rappresenta una assoluta novità osservativa su pianeti che non siano la Terra; ha caratteristiche molto simili a quelle di un uragano anche se, come dice il dott.
Andrew Ingersoll, membro della squadra Cassini: "Assomiglia ad un uragano, ma non si comporta come un uragano - Qualunque cosa sia, stiamo cercando di mettere a fuoco l'occhio di questa tempesta per scoprire perchè è là".

L'occhio del ciclone, così come accade sulla Terra, è circondato da torri nuvolose  che si innalzano da 30 a 75 chilometri di quota e cioè cinque volte più in alto delle nubi dei tornado e degli uragani terrestri. A differenza degli uragani terrestri, quello di Saturno non si sposta ma è fisso, e la sua energia, poichè Saturno è un pianeta gassoso, non può certo dipendere dalla evaporazione delle acque oceaniche. Eppure è la prima volta che il fenomeno delle tempeste planetarie mostra delle nubi distintive e un occhio ciclonico con pareti, caratteristiche assolutamente terrestri. Ad esempio su Giove, la famosa macchia  rossa, molto più estesa della tempesta polare di Saturno, non ha occhio con pareti ed ha un centro relativamente calmo.

Al momento, gli scienziati non sanno indicare da quanto tempo questa tempesta sia in atto e questo perché è la prima volta che Cassini esamina il Polo Sud del pianeta a questo livello di risoluzione. Le immagini rivelano inoltre un insieme misterioso di nubi scure nella parte inferiore dell'occhio del ciclone e lo spettrometro di Cassini ha osservato un netto aumento di temperatura di circa 2 Kelvin (4 gradi di Fahrenheit) in quella zona, temperature elevate sia nella troposfera che nella stratosfera superiore, regioni che campeggiano quella delle nubi cicloniche. Le osservazioni dei prossimi anni serviranno a comprendere se esiste una "stagionalità" dello strabiliante fenomeno.

Immagine Credit: NASA/JPL/Space Science Institute/University of Arizona

 
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Data: 12 novembre 2006

Autore: M. Campaniolo

 

 

 

 
 

 
 

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