Il babbo di ET torna in Emilia

di Diego Costa

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Che ci fa Carlo Rambaldi in Emilia? Come mai il maestro di effetti speciali che ha vinto tre Oscar (King Kong, Alien ed ET) ha lasciato il laboratorio e la casa di Los Angeles per tornare nella terra che gli ha dato i natali?
L'artista ferrarese svela solo in parte questo segreto. Sappiamo che porterà le sue Officine Rambaldi in riva all'Adriatico, per realizzare qualcosa di importante: dall'unione della sua inventiva istintiva ed educata con una terra abituata a "inventarsi" qualcosa di nuovo per rimanere regina del turismo estivo, c'è da aspettarsi di tutto.

Rambaldi, lei è scultore, pittore, ingegnere, meccanico, fabbro, studioso di cibernetica, di anatomia, di fisica. Come bisogna definirla?
"Direi factotum. Mi ha sempre affascinato la meccanica applicata alla scultura, la mia poi ha la pretesa di essere animata. Ragion per cui è necessario conoscere più materie".

Sono passati 21 anni dal suo ET, il personaggio che l'ha resa maggiormente famoso. Pensa che oggi lo realizzarebbe in modo differente?
"Penso proprio di no. Il successo di Et sta proprio nella differenza delle tre forme principali che lo caratterizzano: testa, braccia, corpo. Questa disarmonia crea al contrario un alieno perfetto: ricordo che andai alla ricerca di cose non fatte prima di allora. Così pensai alla testa allungata in avanti, alla contrapposizione tra le braccia e il corpo così tozzo. No, non lo modificherei".

Sarebbe diverso... nell'anima?
"Credo che l'elemento distintivo fosse la sua innocenza. Non aggressivo, spaventato, sorpreso. Se la gente crede ancora nella fantasia e nei buoni sentimenti? Io penso che ET rappresentasse l'amicizia. La simpatia tra esseri viventi. Si dice che la fine del mondo avverrà per mano dell'uomo che ritorcerà su di sè la propria aggressività. Io non credo che il sentimento di amicizia possa cambiare, nel tempo. Mai".

C'è un personaggio meno fortunato di ET, cui è particolarmente affezionato. Forse il suo primo... Sigfrido?
"Forse sì. Perchè lavoravamo con colla e cartone senza l'ausilio della tecnologia. Tutto era all'interno della pancia, il regista Gentilomo, talvolta, sentiva i nostri mormorii, da dentro. E allora diceva che Sigfrido avesse problemi intestinali".

Ha ancora una fissazione per Pinocchio?
"La mia non è una fissazione. E' amore verso Collodi, verso questo personaggio straordinario che oltretutto è italiano. E che ancora oggi non siamo riusciti a realizzare come si deve. Tutti l'hanno sbagliato, mi creda".

Una volta disse che il segreto è nelle piccole cose. Anche nella... resina dentale, che usava per saldare i più piccoli meccanismi delle sue creature...
"La resina dentale è leggera è resistente. Un prodotto prezioso. Affidabile anche nelle grandi strutture, non imitabile con altri prodotti".

Veniamo alla sua emilianità. Lei è cittadino del mondo, vive in America. Ma le è rimasta dentro questa sua estrazione?
"Ferrara è la città dove sono nato. Dove ho cominciato a fare esperimenti, una città viva e vivace. Certo che mi sento emiliano, ovunque: senza fare torto a nessuna altra origine".

La sua emilianità la porta a Rimini. Rimini che evoca Fellini, Fellini che ha fatto il cinema italiano e ha vinto gli Oscar, Oscar che portano direttamente a lei - che ne ha vinti tre - grazie al suo ingegno. Dunque Rimini, approdo nuovo delle Officine Rambaldi. Perchè?
"L'ha detto lei. Rimini è oggi il punto strategico più importante d'Italia, oggi, per dare successo a qualsiasi cosa si crei. E' un terreno più fertile della stessa Roma. Questo mi ha portato a prendere contatto con persone riminesi e ad avviare questo progetto".

Cosa bolle in pentola?
"Un attimo, chiedo se posso dire una cosa... Mi autorizzano a dire che realizzeremo a Rimini qualcosa sul territorio, sfruttando la grande affluenza di turismo. Qualcosa che in fondo unirà Rimini alla mia Ferrara".

 

 
   

Data: 19/12/2003

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Fonte: Kataweb

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