Blueberry Fields File’s

Salt or life?

Speculazione sulle misteriose “sferule blu” marziane

…..Ovvero: “Dialogo tra Space Freedom ed un suo lettore”

Di

Margherita Campaniolo

 

4 Marzo, ore 13:04, la redazione di Space Freedom riceve una e-mail da parte di uno dei suoi  lettori. “Nulla di che”, direte voi, “una delle diverse e-mail che un sito, più o meno seguito, riceve giornalmente” e con ciò direste il vero se non fosse che quell’e-mail ha segnato l’inizio di uno scambio molto interessante, coinvolgente, tra il mio sito ed un suo lettore, uno di voi, uno che, per interessi e passioni vicine alla linea editoriale di Space Freedom, decide di rendersi palese, aprire un dialogo.

Ciò che ne viene fuori non è positivo solo nella misura in cui se ne può trarre la soddisfacente deduzione di essere “seguiti” ma un’occasione in più per approfondire le tematiche a noi maggiormente care, l’occasione per rendere uno scambio distaccato e anonimo, tale è quello tra sito e lettori, qualcosa di “circolare”, interattivo.

Da mesi Space Freedom segue costantemente quella che abbiamo ribattezzato col termine “Avventura Marziana” alternando, a seconda delle notizie pervenuteci, momenti di entusiasmo a momenti di “ansia”. Da quando l’europea Mars Express e i due robot NASA, Opportunity su Meridiani Planum e Spirit sulla zona del cratere Gusev, hanno iniziato la loro attività di ricerca, oltre a succederne di tutto un po’ (dalla sonda sparita nel nulla, ai difetti di “memoria”, agli airbag  “impiccianti”) abbiamo cominciato a ricevere da Marte immagini spettacolari sia per definizione che per significato scientifico. Allo stato attuale l’attenzione del mondo è rivolta principalmente all’operato dei rover americani, in piena attività sul pianeta rosso, un’attività frenetica dovuta anche alla limitata durata dell’energia che consentirà ai robot stessi di agire in piena efficienza: ogni minuto è quindi prezioso.

Regolarmente i tecnici dell’agenzia spaziale statunitense hanno accompagnato le immagini scattate delle diverse macchine fotografiche montate sui robot con articoli esplicativi, relazioni tecnico-scientifiche ricche di dati e di un non celato orgoglio per il successo delle operazioni svolte.

Esiste comunque un momento, nella missione americana, in cui, per alcuni giorni, la Nasa si è limitata a rilasciare immagini prive delle consuete relazioni, limitandosi ad indicarne la data, l’ora di scatto e poco più, un “silenzio”  che, coincidenza o meno, a ciascuno la deduzione, corrisponde al periodo immediatamente successivo alla “scoperta” di particolari “presenze” sferiche sul pianeta rosso, piccole palline chiamate dalla nasa stessa con l’ironico termine di “Blueberry” ovvero “mirtilli”. E’ Opportunity a scoprirle, a trovarvisi praticamente circondata e, la Nasa, a quel punto, sceglie il silenzio, un silenzio che ci ha fatto riflettere nella misura in cui noi di Space Freedom ci siamo chiesti: Cosa sono quelle sfere?

In assoluta successione avviene un “cambio” di rotta nella scelta delle operazioni scientifiche da far eseguire al robot su Meridiani Planum, viene infatti abbandonata la precedente idea di spingere il rover in avanscoperta per quelle lande, fuori dal cratere in cui Opportunity è atterrata, per una differente strategia che vede il perdurare delle operazioni attorno alla zona di atterraggio: evidentemente lì c’è qualcosa che merita un approfondimento in più.

A questa battuta d’arresto informativa faranno seguito, a distanza di diversi giorni, l’annuncio al mondo di una conferenza stampa in cui l’America intendeva rilasciare importanti novità sul pianeta Marte.

Oltre a darne tempestiva segnalazione sulle pagine del nostro sito, ho personalmente seguito in diretta via internet tutta la conferenza stampa in attesa di sentire le rivelazioni che ne sarebbero scaturite e non vi nascondo aspettando, finalmente, qualche dato sulla natura delle famose sferule (o mirtilli che dir si voglia). Con un amico, altrettanto “marziano” della sottoscritta, e che stava seguendo, contemporaneamente e dal suo computer, le fasi della conferenza  ci si diceva come avremmo voluto essere lì per porre un’unica secca domanda: Cosa sono le sferule blu di Meridiani Planum?

In effetti, durante la conferenza stampa, l’argomento verrà toccato un paio di volte una delle quali su domanda diretta di un giornalista presente e……. chi credeva di ottenere qualche risposta esauriente (io per prima) è rimasto piuttosto deluso: l’argomento è stato aggirato, elusa la domanda.

I “mirtilli marziani” appaiono comunque essere un punto di grande importanza per comprendere la natura passata e presente di Marte e di questo se ne sono accorti in molti, compreso il mio lettore che il 4 marzo ha deciso di porre a me la domanda: “Ma lei, che ne pensa delle sferule marziane? Io un’idea ce l’avrei…..”

 E’ da lì che prende il via quello che io, per mia formazione culturale umanistica, ho mentalmente (e molto immodestamente)  paragonato ai leopardiani dialoghi delle Operette Morali quali  “Dialogo della Terra e della Luna” o “Dialogo della Natura e di un Islandese”, speculazioni filosofiche ricche di illuminazione che oscillano tra l’ambito prettamente letterario e l’intuizione filosofico-scientifica mentre, il mio interlocutore, le ha comparate ai celeberrimi “discorsi” fatti vivere all’interno dei salotti colti inglesi o francesi dove un geniale Jules Verne fa disquisire personaggi tratti dalle figure scientifiche del suo tempo, mette insieme teorie ed ipotesi assodate, seppur recenti, per inventarne di nuove, fantastiche, e che, solo col tempo si riveleranno essere vere.

L’uno e l’altro non esulano dall’essere “percorsi mentali” più letterari che scientifici e, sia io che Alessio Feltri (questo il nome del mio utente-interlocutore) non riusciremmo certo a fare molto di più se non porre su un tavolo di discussione domande ed intuizioni, ipotesi che non possono certo andare al di là per competenze specifiche ma questa, quella del ragionamento, è una via che ci auguriamo coinvolga altri lettori, con ulteriori e magari opposte idee, individui con competenze specifiche o meno che vogliano dire la loro nel tentativo di avvicinarci ad una teorizzazione possibile, coerente, e che, il tempo, spazzerà via come l’ennesima “sciocchezza marziana” o decreterà essere una “geniale intuizione”.

Alessio Feltri: “Avendo letto i vostri resoconti ho pensato di inviarvi qualche foto interessante. Sono un architetto, ma mi sono sempre interessato anche di geologia, mineralogia, biologia ed esobiologia. Tra le ultime immagini inviate da Opportunity ho individuato una possibile altra spiegazione per le famose sferule, oltre a quella vulcanica o concrezionale”.

 Andiamo per gradi. Dalla conferenza stampa del 2 marzo appare evidente come la teoria vulcanica abbia perso l'interesse iniziale per sostituirla con la sola concrezionale; quelle rocce e quelle sferule sono come le vediamo per cause di origine carsica ed infatti: 

Ed Weiler ad inizio conferenza dice: “Tre anni e mezzo fa, diversi di noi si trovavano su questo palco per parlarvi dei piani di mandare due rover su Marte per investigare la presenza d'acqua sul pianeta. Da allora abbiamo subito due fallimenti. Ora state per ascoltare la notizia che Opportunity è atterrato in un'area di Marte dove acqua allo stato liquido inondava la superficie rimanendovi per un tempo abitabile”.

E poi Steve Squyres - Principal investigator: Da quando Opportunity è atterrata il 24 gennaio scorso e abbiamo visto questo meraviglioso affioramento roccioso proprio davanti, abbiamo cercato di tirargli fuori quello che ha da raccontarci. Durante le ultime due settimane lo abbiamo attaccato con tutto quello che avevamo a disposizione: abbiamo usato ogni pezzo della nostra attrezzatura scientifica. E nelle scorse due settimane i pezzi del puzzle sono andati via via al loro posto. Abbiamo concluso che quelle rocce furono sommerse da acqua allo stato liquido. Riteniamo di sì.
Innanzitutto, le piccole sfere come mirtilli in un muffin sono incastonate nella roccia e ne sgusciano fuori con l'azione del
weathering, degli agenti atmosferici.
Abbiamo ipotizzato tre possibilità: lapilli (origine vulcanica); gocce di lava (origine vulcanica o da impatto). Queste due ipotesi sono state esaminate con la massima attenzione. La terza possibilità era che le sferule fossero concrezioni. Se così, si sarebbe puntato sull'acqua”.

E questa poi, alla fine della presentazione di una lunga serie di dati scientifici tratti da esami differenti appare essere la conclusione dei tecnici della Nasa:

bulletc'è parecchio zolfo.
bulletScavando con il RAT, asportando 2-3-4 mm di roccia si è trovato più zolfo che in superficie, un'enorme quantità di zolfo.

“Troppo per poter essere spiegato escludendo che la roccia sia piena di sali, di solfati. Questo è un preciso segnale di acqua allo stato liquido”. (Steve Squyres)

bulletIl miniTes, lo spettrometro nell'infrarosso, ha confermato la presenza di solfati.
bulletlo spettrometro Moessbauer, applicato sullo spazio perforato dal RAT, ha mostrato una chiarissima presenza di jarosite, un idrato di solfato di ferro, un minerale che necessita di acqua per formarsi.


”Mettendo insieme tutti questi elementi, è difficile sfuggire alla conclusione che questa roba sia stata depositata in acqua allo stato liquido”. (Steve Squyres)

John Grotzinger - geologo del team scientifico   [ ] ... i "mirtilli": queste sferule sono concrezioni prodotte dallo spostamento di materiale, piuttosto che dal movimento degli strati verso il basso, che si sarebbe verificato se fossero stati lapilli. Inoltre, sono distribuite a caso, e non in strati.

 

Domanda di un giornalista: - Che cosa sappiamo dei "mirtilli", al momento?

Grotzinger
“Ci penseremo meglio alla "Coppa di mirtilli", un avvallamento pieno di sferule a contatto fra loro. Speriamo possa rivelare il suo contenuto”.

 

Ricapitoliamo: le sferule sono forse il risultato di un processo concrezionale dovuto all’acqua e che si è venuto a creare milioni di anni fa.

 

Alessio Feltri: Come si nota dalle foto allegate, le sferule risultano attaccate alla roccia mediante uno stelo sottilissimo; considerando che, essendo le sferule di 2/3 mm. di diametro, lo "stelo" non è più spesso di un decimo di millimetro, non vedo come avrebbe potuto resistere per milioni di anni al vento di Marte se fosse una specie di microstalattite.

 

 

Microstalattite o microstalagmite….. Aggiungerei che non bisogna dimenticare che si tratta di un luogo che è una piana, non ci troviamo perciò dentro ad una grotta. Sulla terra i processi concrezionali  producono stalattiti, stalagmiti, colonne, colate, vaschette dalle forme e dalle dimensioni più disparate ma che nulla hanno a che vedere con le sferule blu, le uniche ad essere compatibili, in qualche misura, sono quelle che vengono generalmente chiamate col termine di Pisoliti o perle di grotta e che nascono da depositi subacquei; forse ciò induce la Nasa a ritenerle tali: se il posto era sommerso, particolari condizioni possono aver prodotto, su Marte, pisoliti, perle blu marziane.

I laghi sotterranei sono luoghi in cui facilmente si deposita il carbonato di calcio sotto forma di cristalli che possono raggiungere dimensioni di decine di centimetri ma se l'acqua è in movimento si formano degli spettacolari sbarramenti di calcite detti vaschette. Quando all'interno di una vaschetta si innescano piccoli vortici d'acqua, dal deposito di successivi strati di calcite per accrescimento intorno a un nucleo iniziale (un'impurità o un detrito solido) possono nascere le pisoliti. lo stesso “movimento” provoca l'agitazione delle “perle” che ruotano  e  non  si saldano alle pareti,  assumendo  di  conseguenza  la  forma sferica o cilindrica a seconda del tipo di moto.  È possibile inoltre rivenire intere vaschette ricoperte da pisolati saldate tra loro a formare il fondo.

Le dimensioni delle pisoliti possono essere estremamente variabili, da pochi millimetri ai 15 centimetri di diametro.

E qui la domanda: possiamo definire l’ambiente di Meridiani Planum similare a vaschette che generino pisoliti?

E le pisoliti, si saldano alla roccia sottostante come appaiono fare su Marte? Perché non vediamo invece  il manifestarsi di gruppi di pisoliti saldate tra loro?

  

Alessio Feltri: La mia idea è che potremmo essere di fronte ad una forma di licheni endolitici, i quali si sono addensati nella zona per la presenza di solfati ed acqua di percolamento. Organismi similari esistono anche sulla Terra in condizioni comparabili a quelle di Meridiani, sorgenti idrotermali in clima molto rigido.
In linea generale questi organismi sono una specie di "avanguardia" della vita vegetale, la quale si sviluppa sul tappeto naturale da essi creato qualora ci siano le condizioni opportune, cosa che evidentemente su Marte (almeno ora) non succede.

Se la mia teoria è anche solo parzialmente corretta, potremmo essere in presenza di un ecosistema completo in cui è ipotizzabile la presenza di microrganismi di vario genere e forse anche di qualcosa di più.
In quanto all'acqua ho pensato ai licheni proprio perchè non amano gli ambienti troppo umidi. Le formazioni rocciose fotografate assomigliano molto alle sedimentazioni stromatolitiche del nostro Precambriano e gli stromatoliti sono ritenuti dei compagni abituali dei licheni, già simbionti di per sè.
La NASA ha scelto Meridiani per la presenza di ematite e quindi di acqua ed inoltre ha da sempre ipotizzato la presenza di una fonte di calore sotterranea che con tutta probabilità è ancora attiva ed è la principale responsabile dell'intera nicchia ambientale in questione.
E' probabile che i licheni (o quello che sono) usufruiscano della propria capacità di latenza per attendere la poca acqua di cui necessitano, senza dimenticare che il terreno di Meridiani è molto meno riflettente di quello incontrato da Spirit e dalle missioni precedenti, per cui la temperatura del terreno subito sotto la superficie dovrebbe essere, anche per solo irraggiamento, diverse decine di gradi più calda di quella dell'aria circostante.

(*)

Osservando con gli occhiali a lenti colorate e a forte ingrandimento l'immagine 3D che invio in allegato (*), si può facilmente notare che le sferule presenti sul terreno (e soprattutto alcuni loro frammenti per così dire "smangiati") appaiono di consistenza gelatinosa semitrasparente, del tutto incompatibile con l'ipotesi mineralogica.

 

Nell'immagine si nota che sulla superficie della roccia in primo piano c'è una stretta correlazione tra le sferule e la polvere sulla roccia stessa; anzi, per dirla tutta, c'è una totale corrispondenza geometrica tra l'ammasso di sferule ed il fondo più scuro.
Assodato che in foto si può notare come le sferule intorno alla roccia siano ammassate secondo una direzione preferenziale da destra a sinistra per la probabile azione del vento, la posizione delle sferule sulla roccia appare ancora più significativa. In effetti mentre questa foto è pienamente compatibile con la teoria lichenica, è un grosso problema per quella concrezionale.

Di qualunque cosa si tratti, non ha tutta l'impressione di stare succedendo adesso e non essere la traccia di un lontano passato? In altre parole da questa foto sembrerebbe emergere una realtà importante: siamo in presenza o di una forma di vita o di un fenomeno magnetico totalmente sconosciuto o forse un misto delle due cose?

Ti mando un'immagine che ho creato assemblando varie foto del miniscavo del rover. I filtri di Opportunity consentono di individuare bene lo strato azzurrino superficiale su cui agiscono le sferule, la fanghiglia scura evidenziata dalla pressione dei cingoli, il terreno e le pietre sottostanti. Un altro mattone a favore della tesi lichenica?



Al riguardo ricordo che già Arrhenius (1859-1927) aveva ipotizzato che le zone Meridiani-like fossero sature di sali solubili, come certe pianura alcaline o depressioni salate che si trovano in alcune delle zone desertiche della Terra. Questi sali sono igroscopici e assorbono umidità dall'aria in coincidenza con gli scioglimenti stagionali delle calotte polari e diluendosi formano la fanghiglia nerastra.

Le immagini pervenute potrebbero indicare che si tratti di organismi endolitici che,  una volta esaurito il loro ciclo vitale, se non totalmente inglobati nella roccia, cadono a terra lasciando dietro di sè dei fori a testimoniare della propria precedente collocazione oppure sono nati come endolitici, come parrebbe dagli individui cementati nella roccia stromatolitica, per poi adattarsi, una volta esauritasi l'acqua, ad una vita nomade in cerca di nutrimento?

   

Opportunity non dispone di strumenti per la rilevazione di forme organiche, per cui l'esame allo spettrometro del terreno nudo e del terreno coperto di sferule risulteranno probabilmente uguali. In altre parole i tecnici NASA hanno forse capito tutto, ma non possono provarlo?

Ed in questo c'è del vero. Vediamo come risponde al proposito Clark ad una domanda di un giornalista:

D - Se esistono [sulla Terra] organismi che prediligono gli ambienti salini, ed esistono microbi nei ghiacci dell'Antartide, potete cercare vita su Marte?

Clark
- Non analizziamo materiali organici in questa missione. Sarà compito di future missioni.

Alessio Feltri A parte le considerazioni poetiche sulla presenza di una prateria di funghi blu, comprendo che la NASA debba essere molto prudente, per cui sarei lieto se riusciste a sottoporre le mie considerazioni a qualcuno dell'ESA in grado di avvalorare o confutare la mia tesi.
Scusandomi per il disturbo arrecatovi, colgo l'occasione per complimentarmi per il vostro lavoro ed il vostro entusiasmo.
Cordiali saluti
Alessio Feltri architect

 

Ed io Alessio l’invito lo estendo volentieri, geologi, biologi, bioastronomi, operatori Esa (sappiamo che qualcuno, in quell’ambiente, ci  segue), semplici appassionati, amici di Space Freedom…. Che avete da dire sulle misteriose Blueberry Fields? Salt or life?

E per concludere il nostro dialogo sulla natura delle cose in "terra aliena" quale miglior modo che questi versi in cui Terra e Luna si mettono a confronto e nei cui panni della Luna potremmo facilmente mettere Marte?

Terra. Dimmi: sei tu popolata veramente, come affermano e giurano mille filosofi antichi e moderni, da Orfeo sino al De la Lande? Ma io per quanto mi sforzi di allungare queste mie corna, che gli uomini chiamano monti e picchi; colla punta delle quali ti vengo mirando, a uso di lumacone; non arrivo a scoprire in te nessun abitante[].
Luna. Delle tue corna io non so che dire. Fatto sta che io sono abitata.
Terra. Di che colore sono cotesti uomini?
Luna. Che uomini?
Terra. Quelli che tu contieni. Non dici tu d'essere abitata?
Luna. Sì, e per questo?
Terra. E per questo non saranno già tutte bestie gli abitatori tuoi.
Luna. Né bestie né uomini; che io non so che razze di creature si sieno né gli uni né l'altre. E già di parecchie cose che tu mi sei venuta accennando, in proposito, a quel che io stimo, degli uomini, io non ho compreso un'acca.
Terra. Ma che sorte di popoli sono coteste?
Luna. Moltissime e diversissime, che tu non conosci, come io non conosco le tue.
Terra. Cotesto mi riesce strano in modo, che se io non l'udissi da te medesima, io non lo crederei per nessuna cosa del mondo. Fosti tu mai conquistata da niuno de' tuoi?
Luna. No, che io sappia. E come? e perché?
Terra. Per ambizione, per cupidigia dell'altrui, colle arti politiche, colle armi.

Luna. Io non so che voglia dire armi, ambizione, arti politiche, in somma niente di quel che tu dici.
Terra. Ma certo, se tu non conosci le armi, conosci pure la guerra: perché, poco dianzi, un fisico di quaggiù, con certi cannocchiali, che sono instrumenti fatti per vedere molto lontano, ha scoperto costì una bella fortezza, co' suoi bastioni diritti; che è segno che le tue genti usano, se non altro, gli assedi e le battaglie murali.
Luna. Perdona, monna Terra, se io ti rispondo un poco più liberamente che forse non converrebbe a una tua suddita o fantesca, come io sono. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di essere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere uomini. Ti avverto che non sono; e tu consentendo che sieno altre creature, non dubiti che non abbiano le stesse qualità e gli stessi casi de' tuoi popoli; e mi alleghi i cannocchiali di non so che fisico. Ma se cotesti cannocchiali non veggono meglio in altre cose, io crederò che abbiano la buona vista de' tuoi fanciulli; che scuoprono in me gli occhi, la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia.
(Da G. Leopardi – Operette Morali - Dialogo della Terra e della Luna)

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