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Crop Circles

 

 

 
 

Cum grano salis
di
Margherita Campaniolo


Viaggio nel mondo dei cerchi nel grano: la "naturalis historia" dei crop circles in un testo senza precedenti per documentazione ed argomentazioni, che non mancherà di suscitare controversie 

101 pagine

riccamente illustrate

 

The “naturalis historia” of the crop circles in an unprecedented text, as regards documentation and reasoning, which will certainly be subject to controversy

101 pages

richly illustrated

 

 
     

 

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  SANTA MARIA D'ADIGE
Compare un secondo cerchio nel grano
Questa volta sono tre anelli concentrici

Ammesso che di alieni si tratti, se quelli atterrati a Tribano erano grandi artisti, quelli che si sono fatti vivi a Santa Maria d’Adige sono senz’altro meno raffinati. Poche ore dopo la comparsa del sole celtico nel Monselicense, tre cerchi concentrici con alcuni “corridoi” d’accesso si sono materializzati nei campi di frumento di proprietà della famiglia Guaraldo nella frazione di Vescovana

 
     
 
VESCOVANA. Se gli alieni di Tribano erano degli artisti, quelli di Santa Maria d’Adige dovevano evidentemente avere la mano meno raffinata. E, sempre a differenza dei colleghi che hanno lasciato il segno nel Monselicense, a quanto pare non simpatizzano per il Carroccio. A distanza di poche ore dal ritrovamento dei cerchi nel grano a Tribano, ieri un altro disegno tracciato in un campo di frumento è stato scoperto nel Padovano. Questa volta a Santa Maria d’Adige, frazione di poche anime di Vescovana. Ad ospitare l’i nsolita composizione è stata un campo di grano in via Garibaldi, lungo la strada provinciale «dell’Adige».

Il terreno è di proprietà della famiglia Guaraldo. Ieri mattina Diego e Lorenza sono stati svegliati dal continuo via vai di automobili e forze dell’ordine. Un fatto insolito, se si pensa che siamo in aperta campagna. «Quando ci siamo affacciati alla finestra, pensavamo che i carabinieri avessero pescato qualche ladro nascosto in mezzo al nostro campo» racconta Lorenza Passarotto.

Invece stavano ispezionando un disegno tracciato piegando le spighe: tre circonferenze concentriche, con il cerchio centrale completamente «scavato», attorniate da quattro rettangoli ai punti cardinali. Il diametro del cerchio esterno si aggira sui venti metri, i «corridoi» con le piante piegate e come «pettinate» tutte nello stesso senso sono larghi circa un metro. Molto meno di quello realizzato a Tribano, dove la composizione è cinque volte più estesa e certamente più raffinata nell’esecuzione. In poche ore la piccola frazione rivierasca è stata meta di curiosi e appassionati della materia.

«Ieri ero a Tribano - racconta Paul Bagatin, residente a Lusia - Appena ho saputo che un altro ritrovamento era avvenuto a pochi metri da casa mia, mi sono fiondato. Sono qui da ore. Qualche tempo fa ne ho visto uno simile a Rieti. Sono avvenimenti estremamente curiosi e stimolanti». «E’ un continuo via vai di gente - conferma Matteo Brandalese, che si diverte ad accompagnare i curiosi sul posto - Nessuno voleva crederci in paese, ma ora tutti hanno fatto almeno un giro per toccare con mano quest’opera misteriosa». I proprietari del campo assicurano che fino a martedì i tre cerchi non c’erano: «Penso che me ne sarei accorta - sostiene Lorenza - Questa notte poi non ho sentito proprio nulla, ma purtroppo sono rimasta fino alle due in pronto soccorso e quindi non so se prima di quell’ora qualcuno sia entrato nel mio campo. Ora però quasi quasi metto su un chiosco e faccio pagare il biglietto...».


«Una residente ha raccontato di aver sentito un forte botto ieri sera (la notte fra l’1 e il 2, ndr) - continua Brandalese - Un rumore assordante e strano, insolito». Va però ricordato che martedì sera ci sono stati i fuochi d’artificio ad Arquà Polesine, e che qualche agricoltore ogni tanto spara in aria anche di notte per spaventare gli uccelli che fanno razzie nei campi.
Ieri mattina sarebbero passati anche esperti del settore (amanti di Ufo e membri di associazioni che trattano il paranormale), che avrebbero etichettato l’opera come una ragazzata
 
     
 

Data: 03 giugno 2010

Autore: di Erika Bollettin

Fonte: Il Mattino di Padova

 
     
 

 

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