Vita su Titano? Proposte nuove ipotesi


Una ricerca basata su dati della missione Cassini-Huygens suggerisce che eventuali organismi potrebbero usare il proprio metabolismo per riscaldare l'ambiente circostante e creare "buchi
d'acqua liquida".

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Titano, la più grande delle lune di Saturno, è da tempo al centro dell'interesse degli astrobiologi, soprattutto per le sue somiglianze con le caratteristiche che aveva la Terra quando vi sorse la vita. Una densa atmosfera composta prevalentemente da azoto e da un'abbondanza di molecole organiche (gli ingredienti delle forme di vita sulla Terra) sono fra i principali punti in comune tra questi due mondi, altrimenti estremamente diversi.

Gli scienziati considerano assai improbabile che Titano possa attualmente ospitare la vita, perché è talmente freddo (-178°C) che le reazioni chimiche necessarie per la vita procederebbero in modo troppo lento. Eppure, dati già pubblicati in precedenza, uniti a nuove scoperte sugli organismi estremi sulla Terra, rilanciano la possibilità che alcuni ambienti abitabili possano davvero esistere su Titano.

In un articolo presentato al meeting 2005 della Divisione per le Scienze Planetarie questa settimana, un gruppo di ricercatori del Southwest Research Institute (SwRI) e della Washington State University sostengono che diversi fattori essenziali per la vita sembrano ora presenti su Titano, comprese riserve liquide, molecole organiche e ampie fonti di energia. Nubi di metano e caratteristiche superficiali implicano decisamente la presenza di un attivo ciclo globale del metano, simile al ciclo idrologico

sulla Terra. Non si sa ancora se la vita possa esistere nel metano liquido, sebbene siano state formulate alcune ipotesi chimiche. Inoltre, numerosi indizi di vulcanismo del ghiaccio suggeriscono che in prossimità della superficie potrebbero esistere riseve di acqua allo stato liquido mescolata ad ammoniaca.

"Un luogo promettente per l'abitabilità potrebbero essere delle fonti calde in contatto con riserve di idrocarburi" suggerisce il primo autore dell'articolo David H. Grinspoon, scienziato alla Divisione di Scienza e Ingegneria dello Spazio del SwRI. "Non vi è carenza di fonti di energia poiché gli idrocarburi ricchi di energia vengono continuamente prodotti nell'alta atmosfera dall'azione della luce solare sul metano, e precipitano sulla superficie".

In particolare, il team suggerisce che l'acetilene, abbondante su Titano, reagendo con l'idrogeno gassoso potrebbe essere usato da eventuali organismi viventi per produrre grandi quantità di energia utile per alimentare il loro metabolismo. Si tratterebbe quindi di una vera e propria biosfera alimentata indirettamente dal Sole. "L'energia rilasciata potrebbe perfino essere utilizzata dagli organismi per riscaldare l'ambiente che li circonda, aiutandoli a creare il proprio crioambiente liquido" aggiunge Grinspoon. "Negli ambienti che sono ricchi di energia ma poveri di liquidi, come quelli prossimi alla superficie, la selezione naturale potrebbe favorire organismi che si servono del proprio calore metabolico per sciogliere il ghiaccio e creare dei buchi di acqua liquida".

Il gruppo di scienziati sostiene che queste idee sono ancora a livello speculativo, ma utili nel senso che spingono la ricerca a chiedersi quali siano la definizione e le condizioni essenziali per la vita, e a considerare la possibilità che la vita possa evolvere in ambienti molto divesi fra loro. "Possibili nicchie per la vita su Titano alla luce dei risultati di Cassini-Huygens" è stato presentato l'8 settembre al meeting 2005 della Divisione per le Scienze Planetarie a Cambridge. David H. Grinspoon, Mark A. Bullock, John R. Spencer (SwRI) e D. Schulze-Makuch (Washington State University) hanno condotto lo studio con fondi del Programma di Esobiologia della Nasa usando dati pubblicati della missione Cassini-Huygens. Il progetto non ha alcun altro collegamento con Cassini-Huygens.

SwRI è un'organizzazione indipendente e nonprofit di ricerca applicata e sviluppo, con sede a San Antonio, Texas. Ha circa 3000 dipendenti e un volume annuo di 399 milioni di dollari destinati alla ricerca.

 
 
 

Data: Settembre 2005

Autore:

Fonte: Fonte Originale Southwest Research Institute – Fonte UAI, Traduzione: Daniele Cossu

Link: http://www.uai.it

 

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