SU MARTE CENTINAIA DI AURORE MA SOLO DI LUCE ULTRAVIOLETTA

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ROMA - Il cielo di Marte è illuminato da centinaia di aurore ma, a differenza di quelle terrestri, non si concentrano ai poli, dove il vento solare interagisce con il campo magnetico terrestre, e sono causate da lampi di raggi ultravioletti.
Il fenomeno è stato osservato dai fisici dell'università della California di Berkeley che hanno analizzato una serie di informazioni raccolte in sei anni grazie alla sonda della NASA Mars Global Surveyor, lanciata nel 1996. La scoperta, pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, risulta sorprendente se si considera che il quarto pianeta del sistema solare ha un campo magnetico molto più debole rispetto a quello della Terra.
Sul nostro pianeta, infatti, all'origine delle aurore, sia boreali (se si tratta del Polo Nord) sia australi (se si tratta del Polo Sud) c'é il campo magnetico, che intrappola le particelle del vento solare accumulandole nelle fasce di Van Allen (due cinture che circondano la Terra, una più interna, l'altra più esterna).
Le particelle cariche negativamente, cioé gli elettroni, contenute nel vento solare vengono accelerate (ancora è poco chiaro però da quale processo fisico) verso le regioni polari, dove colpiscono la zona più alta dell'atmosfera terrestre scaricando energia e producendo particolari effetti luminosi, le aurore.
I fisici hanno spiegato il fenomeno osservato su Marte associandolo ad un campo magnetico, seppur debole, presente principalmente nell'emisfero meridionale. Ma, a differenza delle aurore terrestri, che hanno sfumature rosse, blu e verdi, le aurore su Marte sono esclusivamente di luce ultravioletta.
"La stupefacente scoperta - ha spiegato il coordinatore della ricerca, David Brain - ci aiuta a comprendere molte caratteristiche di questi fenomeni, ad esempio perché e come si manifestano nel sistema solare, sia su Marte sia su altri pianeti, come Giove, Urano e Nettuno". Un anno fa la sonda europea Mars Express e stata la prima a fotografare un lampo di luce ultravioletta nella notte marziana, identificato dagli astronomi come il lampo di un aurora.
Dopo questa prima scoperta i ricercatori hanno deciso che valeva la pena riconsiderare le informazioni fornite dalla sonda Mars Global Surveyor per controllare se lo strumento montato a bordo della sonda, il magnetometro-riflettometro di elettroni, avesse rilevato prove delle aurore. Il satellite ha orbitato intorno a Marte dal 1997 fino al 1999 e, da una distanza di 400 chilometri, ha fornito una mappa sia della superficie del pianeta che del suo campo magnetico. Così Brain e il collega Jasper Halekas hanno individuato una seconda aurora, simile a quelle terrestri.
Da allora hanno avuto altre centinaia di conferme ed hanno potuto asserire con certezza che "si tratta di fenomeni aurorali, come il primo lampo registrato dal Mars Express". Inoltre, quando i due fisici hanno segnato la posizione delle aurore sulla mappa di Marte, hanno scoperto che queste coincidevano con le zone dove era presente un campo magnetico. Ciò dimostra, secondo gli esperti, che il processo che genera le aurore su Marte è "probabilmente simile a quello terrestre anche se il campo magnetico marziano è 50 volte più debole rispetto a quello del nostro pianeta".
Per questo, secondo i ricercatori, resta ancora difficile "spiegare come questi campi riescano ad accelerare il vento solare tanto da generare un'aurora".
 

Data: 04 gennaio 2006

Fonte: ANSA

 
   

 

 

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