Cronache marziane di un’invasione aliena tra robot ed orbiters

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Di Margherita Campaniolo

 

 

 

In molti racconti extraterrestri o films di fantascienza, là dove  entità fisiche aliene hanno interesse ad essere presenti se, per motivazioni tra le più varie, non vi possono o vogliono giungere, vengono inviati prodotti tecnologici spia, veri e propri agenti in missione esplorativa. E' certo che, in questo senso, i primi alieni di cui abbiamo riscontro oltre ogni ragionevole dubbio siamo proprio noi terrestri, agenti niente affatto segreti attorno ad un pianeta che sentiamo particolarmente intrigante: Marte.

Manufatti extramarziani a spasso su Marte sono i rovers della NASA, Spirit e Opportunity e che stanno agendo sulle lande del pianeta rosso oltre le più rosee aspettative dei loro stessi progettisti. Questa inaspettata longevità aiuterà non poco gli scienziati a capire le condizioni ambientali, passate e presenti, del misterioso  Marte così come gettano le basi e rendono fattibile l’idea USA di esplorare, nel futuro, questo pianeta.

I due rovers, posti in aree opposte di Marte, continuano a rinvenire rocce dalle caratteristiche estremamente interessanti; le informazioni che i geologi ne traggono indicano e provano che, nei tempi passati, queste hanno conosciuto periodi di acqua allo stato liquido con possibilità di ospitare la vita.

Mary Clave, Associate Administrator della  Science Mission Directorate della NASA ha recentemente dichiarato: "Il prolungamento dell’attività dei rovers sulla superficie di Marte ha permesso alla Comunità Scientifica di continuare a fare scoperte che ci consentiranno di organizzare nuove indagini sul pianeta rosso

L'estensione di missione della NASA potrebbe perdurare fino al settembre 2006, sempre che i rovers restino utilizzabili così a lungo. Durante le loro missioni principali questi hanno percorso più strada ed esaminato una quantità di roccia maggiore rispetto a quanto auspicato per essere definite missioni di successo.

Opportunity, proprio da pochissimi giorni (24 gennaio) ha cominciato il suo terzo anno di attività su Marte e sta esaminando la natura delle rocce lungo un itinerario che va tra i crateri Endurance e Victoria. E’ proprio di Opportunity la prova della lunga permanenza di un habitat acquatico sulla superficie di Marte.

Il 3 gennaio Spirit ha superato il secondo anniversario all’interno del cratere Gusev. All’inizio della sua missione Spirit non aveva trovato prova di consistente presenza d’acqua nel passato di Marte poi, funzionando otto volte più dei tempi previsti  e arrampicandosi sulle colline, ha esaminato un vasto numero di rocce con impronte digitali minerali di acqua antica.

Nonostante gli evidenti segni di usura, Spirit e Opportunity stanno utilizzando al massimo le funzionalità rimaste in efficienza. Spirit ha qualche problema con i denti del meccanismo di abrasione delle rocce, funzionalità sopperita in parte da spazzole che sembrano ancora funzionare al meglio. Ciò non costituisce un segno di “fallimento” progettuale: tale meccanismo era stato progettato per incidere ed analizzare 3 rocce marziane, nella realtà dei fatti ne ha “scolpite” ben 15.

E veniamo alle condizioni di Opportunity: fuori uso un motore di un giunto del braccio del robot a causa di un legame rotto nella bobina.  Otto mesi fa ha smesso di funzionare anche la ruota anteriore destra; Opportunity  può comunque ancora manovrare e spostarsi utilizzando le altre tre ruote orientabili.

Spirit ed  Opportunity non sono i soli strumenti scientifici in attuale missione marziana. Ben cinque quelle attive in questo istante: oltre ai due rovers, i satelliti Mars Odyssey e Mars Global Surveyor della NASA e il Mars Express dell’ESA.

Gli orbiters e le missioni di superficie si completano a vicenda per molti aspetti: le osservazioni dei robot forniscono informazioni preziose per la corretta interpretazione dei dati provenienti dalle  esplorazioni orbitali mentre i satelliti orbitali hanno il prezioso compito di trasmettere a terra tutti i dati provenienti dai rovers.

Alla nutrita schiera di osservatori marziani avrebbe dovuto aggiungersi un sesto componente, il Beagle2, robot europeo con la peculiarità di potere effettuare indagini al suolo di tipo biologico; di questo però si sono perse le tracce dopo l’entrata in atmosfera marziana nel dicembre 2003. L’ESA si rifarà dell’insuccesso in un prossimo futuro con altre missioni e spera attualmente, attraverso l’orbiter Mars Express, di potere mettere la parola definitiva sul grande dilemma: su Marte c’è ancora acqua allo stato liquido?

Le cronache marziane quindi non finiscono qui.

 
 

Data: 24 gennaio 06

Autore: Margherita Campaniolo

Fonte: Space Freedom

 

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