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Al museo della Scienza una docu-fiction descrive una missione ambientata nel 2030

 
     
 

L'uomo su Marte? Tre anni di viaggio

La corsa spaziale porterà l'uomo sul Pianeta Rosso ma sono ancora molti i problemi da risolvere

 
 
  Andremo su Marte? Sicuramente si, anche se con tutta probabilità non sarà il 2030 la data fatidica. Per diverse ragioni scientifiche, tecnologiche, economiche e politiche. Ma ci si andrà, perché quella è la meta indicata dall’evoluzione dell’astronautica nel cammino dell’esplorazione al di fuori della Terra. Esplorazione che non sarà solo stimolata dallo spirito d’avventura ma con ragionevole opportunità sarà spinta dalla crescita della popolazione sul nostro pianeta.
 
"EMIGRAZIONE" SPAZIALE - Si arriverà, infatti, ad un certo punto nel quale il globo azzurro non avrà più le risorse necessarie per mantenere la crescente umanità e a quel punto sarà indispensabile cercare “un’altra Terra” che la ospiti. Questo è il pensiero di fondo che anima la futura conquista del Pianeta Rosso. Ma per arrivare lassù anche per la prima volta, bisognerà lavorare molto con le sonde automatiche per approfondire la conoscenza del vicino corpo celeste che dall’Ottocento ha acceso la nostra fantasia grazie ai famosi “canali” avvistati da Schiaparelli dall’Osservatorio astronomico di Brera a Milano.

TRE ANNI DI VIAGGIO, I PROBLEMI ANCORA DA RISOLVERE - Già un viaggio di andata e ritorno richiede almeno un triennio e questo pone dei problemi sull’adattabilità dell’uomo ad un ambiente così diverso che dovranno essere risolti prima di imbarcarsi sull’astronave marziana. E sono problemi fisici e psicologici. Nel cosmo ci sono piogge di radiazioni che possono risultare dannose e una volta progettata adeguatamente la nave spaziale per proteggere gli astronauti da questa minaccia. bisognerà aver trovato garanzia anche per la mente per essere certi che non subisca perturbazioni che potrebbero mettere a rischio sia la vita degli esploratori sia il buon esito della spedizione.

ESPERIMENTO RUSSO CON I MACACHI -
I russi per indagare gli aspetti fisiologici sembrano intenzionati a mandare dei macachi in un viaggio marziano prima di spedire l’uomo, e a tal fine stanno selezionando una quarantina di primati. Comunque, discutendo di una spedizione marziana, gli americani nel loro programma hanno previsto di tornare prima sulla Luna per sperimentare con sicurezza tutto ciò che serve al successivo balzo. E costruendo una colonia permanente verificare anche il grado di tenuta dei coloni ad una “segregazione forzata”, sia pure volontaria, su un altro corpo celeste per periodi molto lunghi.

L'OBIETTIVO E' UN INSEDIAMENTO STABILE - Ciò è necessario anche perché pure su Marte si vuol andare per costruirvi un insediamento stabile e non per un singolo viaggio “una tantum” come era accaduto sulla Luna alla fine degli anni Sessanta. Dunque bisogna imparare a vivere al di fuori della Terra, incominciando dalla stazione spaziale internazionale che dal 2010 potrà ospitare equipaggi numerosi di 6-7 astronauti per sei mesi, sostando poi sulla Luna, e garantire infine un futuro sbarco e una permanenza sul Pianeta Rosso in condizioni di sicurezza sotto ogni aspetto. Per realizzare tutto ciò bisognerà comunque trovare le risorse economiche necessarie che saranno ingenti e questo significa che alla base ci dovrà essere una fortissima motivazione politica.

SERVE UNO SFORZO INTERNAZIONALE -
Per tali ragioni si ritiene che su Marte sarà

l’Umanità unita ad andarci e non la singola nazione. Quindi fra i continenti dovrà nascere una convinzione capace di fondere intenti e risorse proiettati all’ambiziosissimo fine. Una volta arrivati si darà il via al vero scopo di tutta l’operazione che è quello di modificare l’ambiente marziano per renderlo abitabile ai terrestri. Così l’uomo creerà la nuova Terra garantendosi sviluppo ed espansione.

 
     
 

Data: 06 maggio 2008

Autore: Giovanni Caprara

Fonte: Corriere della Sera

 
 

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