Scopriremo i segreti di Marte - Il ruolo dell'Italia

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Augustin Chicarro, direttore scientifico della spedizione Esa: «Useremo un radar progettato da italiani. E troveremo l’acqua anche nel sottosuolo»
 

DAL NOSTRO INVIATO
DARMSTADT (Germania) - «Con Mars Express riscopriremo Marte e i suoi segreti». Augustin Chicarro, spagnolo, geologo e direttore scientifico della spedizione sorride felice del lavoro che adesso l’aspetta.
Perché, non si sa già abbastanza del vicino pianeta?
«Al contrario, più mandiamo sonde a esplorare, più il quadro si complica mostrandoci un pianeta molto diverso rispetto alle nostre idee iniziali».
E Mars Express potrà svelare misteri importanti?
«Sono molti i compiti che ha davanti nei prossimi due anni di indagini. Gli otto strumenti di bordo indagheranno l’atmosfera, studieranno il suolo compiendo un censimento dei minerali e le camere da ripresa riusciranno a costruire delle mappe con una precisione superiore a tutte quelle finora realizzate. Arriveranno a mostrare anche dettagli di soli due metri».
Ma lo scopo più importante della spedizione qual è?
«Guardiamo a Marte con l’idea di ricostruire la sua storia, capirne le condizioni del passato e, soprattutto, scoprire se mai la vita si sia accesa o addirittura se non esista anche oggi. Ma sappiamo che il primo passo su questa strada ambiziosa è quello di trovare l’acqua nel sottosuolo. Che esista lo sappiamo perché è presente nelle calotte ghiacciate dei poli e in alcune tracce nell’atmosfera ma non nelle condizioni che possano favorire lo sviluppo della vita».
E come indagherà su questo fronte Mars Express?
«Utilizzando un radar, progettato da scienziati italiani, le cui onde riescono a scandagliare anche il sottosuolo per centinaia di metri rivelandoci l’eventuale presenza di fiumi o laghi ghiacciati».
Alcuni scienziati sostengono che nelle prime epoche del pianeta, quando aveva poche centinaia di milioni di anni, i fiumi scorrevano in superficie, i vulcani eruttavano e l’atmosfera era densa, qualche forma biologica unicellulare si sia sviluppata. Lei condivide questa idea?
«Assolutamente sì. Le condizioni ambientali lo potevano consentire e anzi, facendo un paragone con la Terra, potrebbe essere che su Marte la vita si sia sviluppata addirittura prima che da noi. Purtroppo, poi, il vicino pianeta per le sue caratteristiche si è spento. Ma non è morto del tutto come si immaginava in passato».
Ci sono centri di ricerca americani che studiano la trasformazione di Marte per renderlo vivibile per l’uomo. E’ una prospettiva interessante?
«E’ possibile, ma è una prospettiva triste. Se abbiamo bisogno di un altro pianeta, vuol dire che sulla Terra le cose vanno male e quindi spero che non succeda. Sarà un processo comunque molto lungo che richiederà migliaia di anni, anche se dipenderà da quanto si investirà».
 
 

 

LA PRIMA MISSIONE EUROPEA

Un ruolo decisamente rilevante quello della tecnologia italiana
 

Saverio De Pisis

ROMA – Prosegue senza problemi il viaggio della sonda europea Mars Express, protagonista della prima missione su Marte dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Mentre il Beagle II, destinato ad atterrare sul pianeta rosso, continua a non dare segnali, la sonda madre si prepara ad affrontare, il 30 dicembre, l'ultima manovra importante che la porterà nella posizione ottimale per cominciare le osservazioni. «La prima missione europea su Marte continua ad avere senso indipendentemente dall'esito delle operazioni relative al Beagle II», ha osservato la responsabile delle attività relative all'Osservazione dell'Universo dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Simona Di Pippo. «In ogni caso – ha rilevato – i risultati scientifici che potrà fornire la sonda madre saranno tali che la missione Mars Express sarà un successo». Dai sette strumenti a bordo della sonda europea, nei quali la tecnologia italiana gioca un ruolo decisamente rilevante, si attendono infatti informazioni senza precedenti sulla presenza, in passato, di forme di vita su Marte. Grazie al radar italiano Marsis si otterrà anche la prima mappa completa degli strati superficiali del pianeta rosso: per sei mesi lo strumento messo a punto dall'Alenia per conto dell'ASI andrà in cerca di acqua nel sottosuolo del pianeta ad una profondità compresa fra 2-3 e 5 chilometri. A metà del 2004, quando cominceranno ad essere elaborati i dati, si potranno avere i primi elementi per risolvere l'enigma delle misteriose formazioni che, sul suolo del pianeta rosso, ricordano vecchi letti di fiumi ed estuari, bacini, erosioni: segni lasciati un tempo lontanissimo da un'acqua che oggi sembra scomparsa. Martedì 30 dicembre la sonda dovrà affrontare un'altra manovra cruciale, dopo quella del 19 dicembre scorso, nella quale ha rilasciato il Beagle II ed ha cominciato a dirigersi verso l'orbita equatoriale, che ha raggiunto all'alba di Natale. Il 30 dicembre il motore principale della sonda si accenderà per spingere Mars Express dall'orbita equatoriale (dove è entrata nella mattina di Natale) all'orbita polare del pianeta. Dopodiché comincerà una serie di operazioni volte a ridurre progressivamente l'orbita fino a stabilizzare la sonda nella posizione ottimale per le osservazioni. Nella prima settimana di gennaio, quindi, la sonda madre sarà pronta per accendere i suoi strumenti. Il primo a funzionare sarà la High Resolution Stereo Camera (HRSC), che fornirà la mappa tridimensionale della superficie del pianeta. Questo strumento si alternerà con il radar italiano Marsis, che andrà in cerca dell'acqua nel sottosuolo. Cominceranno quindi a funzionare anche gli altri cinque strumenti a bordo della sonda: lo spettrometro italiano PFS (Planetary Fourier Spectrometer), che permetterà di studiare la composizione chimica e la dinamica dell'atmosfera del pianeta rosso.

Gazzetta del Sud

 
 

Data: 27/12/03

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Fonte: Gazzetta del Sud

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