L’uomo su Marte il drago sulla Terra 

di GIANFRANCO DE TURRIS

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SE UN anonimo emanuense dell'anno Mille descrivesse in una sua cronaca il ritrovamento di un drago neonato nella stalla di qualche paesetto della Bretagna, noi diremmo che si tratta di fantasie, di esagerazioni, del travisamente di chissà quali altri fatti. Così come in realtà si dice per tutti quei fenomeni - sia meravigliosi, sia orribili, comunque straordinari - che hanno accompagnato il passaggio da un millennio all'altro e che, appunto, quegli antichi documenti riportano con minuzia.
Ora avviene che un grande giornale italiano abbia riportato la cronaca del ritrovamento di un draghetto contenuto in una bottiglia sigillata di trenta centimetri piena di formaldeide, e ritrovato in un garage di Sutton, cittadina alla periferia di Londra. Era in una cassa e l'aveva riposta lì il padre di chi l'ha ritrovata per caso, il quale a sua volta l'aveva avuta da suo padre facchino presso il Museo di Scienze Naturali di Londra alla fine dell'Ottocento.
E così nel 2004 mentre le sonde spaziali europee girano intorno a Marte e i due robotini americani ne esplorano la superficie, emerge dalla notte del mito un drago. Ed ha l'onore di essere "sparato" sulla prima pagina de un quotidiano torinese il 26 gennaio scorso: una immagine che, anche per suoi i colori, ricorda un inquietante quadro di Fuessli. Un vero e proprio monstrum, cioé qualcosa da mostrare, additare e segnalare, che suscita stupore e forse raccapriccio. Il simbolo inquietante di un passato che forse è esistito veramente, al di là di ogni scetticismo: come ci raccontano, appunto, le cronache medievali, laiche e religiose, le vite dei cavalieri e dei santi. Draghi presenti anche in Italia, considerando che all'epoca esisteva a Nord, intorno al Po, un lago o grande palude, poi prosciugatasi, che ospitava draghi: e alcune chiese nel Veneto mostrano ancora oggi enormi costole che ad essi sarebbero appartenute.
Fandonie, si dirà: leggende e travisamenti, ossa di balene, mandibole di coccodrilli, abbellimenti di cronisti in vena di sensazionale. E poi il drago-baby in bottiglia sarà sicuramente un falso! Essendo stato inviato intorno al 1890 da scienziati tedeschi ai colleghi inglesi, come provano alcuni documenti, si è ipotizzato che fosse una trappola per far cadere nel ridicolo gli avversari della "perfida Albione". E che questi, subodorando il tutto, abbiano messo da parte, senza far nulla, lo sconcertante reperto. Ora tornato alla luce del sole, per puro caso, nel XXI secolo dopo 110 anni.
Cosa sia (un pupazzo di gomma, l'insieme ben montato di animali diversi, o altro) lo proverà la biopsia che si pensa di fare, nella speranza che non danneggi irreparabilmente questa eccezionale "cosa", pur se falsa, degna di un museo degli orrori o del gabinetto del dottor Caligari. Sia come sia, è però - per chi va oltre l'aspetto formale - un vero "segno dei tempi", proprio come quelli dell'anno Mille, che riemerge dal passato: il drago, pur se neonato, simbolo allo stesso tempo della paura e della saggezza, custode di tesori e iniziatore dell'eroe, nemico da sconfiggere e fido consigliere da ascoltare. Eccolo lì, a ricordarci funzioni di cui oggi si è perso il senso e il significato.
Falso che sia, il nostro draghetto in bottiglia avrebbe fatto la gioia del professor J. R. R. Tolkien, amante dei draghi sin dall'infanzia e che dei draghi fu narratore e illustratore. Ci sorge però un dubbio: la "cosa" sotto formaldeide ha ancora attaccato il cordone ombelicale. Ma i draghi non erano dei rettili, non nascevano dalle uova? Evoluzione della specie? Un bel problema per i darwinisti odierni...

 
   

Data: sabato 31 gennaio 2004

Autore: De Turris

Fonte: Il Tempo.it

 

 

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