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Il mito di Marte,

dai tempi antichi alle esplorazioni di oggi

 

Gli antichi lo vedevano come il simbolo di un dio feroce e violento, il dio della guerra. Agli albori del nostro immaginario Marte è il pianeta rosso. Un pianeta vicino a noi e dunque ben visibile. Marte come martedì e come marzo. Rissoso, guerriero, ferroso. Oggi la scienza ci dice che il suo inconfondibile rosso viene proprio dal ferro. Se per la mitologia Marte è rosso come la passione, nel Paradiso di Dante, canto XV, il cielo di Marte è quello della Passione di Cristo. Ma nel nostro immaginario Marte è anche bizzarro ed eccentrico. E anche qui mito e scienza si sovrappongono più di quanto si immagini. Il grande astronomo tedesco Giovanni Keplero, proprio studiando i suoi movimenti, fa una scoperta fondamentale per la storia della meccanica celeste: le orbite di Marte sono ellittiche e non circolari. C'è del metodo in questa follia, direbbe Shakespeare. Marte è pazzo con regolarità, si avvicina e si allontana dalla terra e dal sole con impressionante cadenza. Ogni 15-17 anni noi terrestri ci avviciniamo a lui nelle cosiddette grandi opposizioni, l'ultima quella fenomenale dell'agosto scorso. Ad alimentare però il mito tutto moderno di Marte e dei marziani è stato un grande astronomo italiano, Giovanni Schiapparelli, che osservando il pianeta rosso dall'osservatorio astronomico di Brera, scopre dei canali sulla superficie del pianeta, apparentemente frutto di una civiltà di esseri viventi. Siamo alla fine dell'Ottocento e mentre la scienza ci metterà qualche tempo a comprendere che si tratta di un'illusione ottica, la fantasia si scatena. Un ricco americano, Percival Lowell, famiglia di commercianti di cotone, costruisce un osservatorio in Florida per dedicarsi alla mappatura di Marte. Lassù sul pianeta rosso esistono esseri intelligenti, i marziani, che hanno realizzato opere grandiose... Il resto lo farà la fantascienza. Da quel momento in poi gli extraterrestri pensanti sono soprattutto loro, i marziani. Sono loro a invadere la Terra con racconti, storie, film. Più ancora nella seconda metà del secolo quando la guerra vera sulla terra non c'è, arrivano quelli di Mars attacks, come si intitola il film di Tim Burton ispirato alle figurine degli anni cinquanta. Una suggestione profonda che trova una sua punta letteraria nelle Cronache marziane di Ray Bradbury, dove gli astronauti terrestri scoprono sul pianeta rosso una perfetta riproduzione delle loro cittadine del Midwest americano, trappola psicologica dei perfidi marziani. Un perfetto incubo da fantascienza. Ma anche la scienza e l'astronautica non hanno perso interesse per Marte. Dalle prime sonde sovietiche e americane degli anni Sessanta fino al 2004, vero e proprio anno delle missioni su Marte, è cresciuto l'interesse verso un pianeta che appare sempre più come l'unico conquistabile dall'uomo. Colonizzabile ben più della luna. Ha una giornata paragonabile alla nostra, le stagioni, l'atmosfera, anche se più sottile della nostra, un anno che dura il doppio del nostro. Segnali di vita primordiale riscontrati nei suoi meteoriti ritrovati sulla terra, l'acqua. Nei suoi progetti la Nasa immagina una missione umana sul pianeta rosso fra dieci anni, nel 2014. E prevede una lenta ma efficace conquista di Marte. Eppure anche alla scienza di oggi non manca il mistero. Come la famosa faccia della cosiddetta sfinge, una foto della Viking una delle sonde che riprendendo la crosta marziana rivela qualcosa che assomiglia ad un profilo umano...

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