Fermi, il fisico che ha fatto l’atomica

 

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Nei laboratori di via Panisperna un esperimento favorito dal caso aprì la strada all’impiego bellico dell’energia atomica. Il litigio con Ettore Majorana, scomparso misteriosamente nel 1938 e la fuga in America, dove partecipò al Progetto Manhattan che realizzò la bomba che distrusse Hiroshima

Cinquant’anni fa moriva a Chicago il "padre" della fissione nucleare

 
   
Il "cardinal vicario", il "padreterno", gli "abitanti", il "grande inquisitore", il "cardinale de propaganda fide", il "papa" : ovvero Franco Rasetti, Mario Corbino, Emilio Segrè e Edoardo Amaldi (gli "abitanti"), Ettore Majorana, Enrico Persico ed Enrico Fermi. Erano questi i soprannomi che si erano dati i membri di quel gruppo di fisici noto come "i ragazzi di via Panisperna", costituitosi a Roma intorno a Enrico Fermi, colui che è stato definito il Cristoforo Colombo della fisica, non solo per la sua carriera divisa tra Italia e Stati Uniti, ma anche per la scoperta del "nuovo continente" nucleare. Questo genio di cui il 28 novembre cade il cinquantenario della prematura morte - era nato a Roma nel 1901 - dimostrò sin da giovanissimo una non comune attitudine per gli studi matematici e fisici, che lo portò a laurearsi all'Università di Pisa appena ventunenne e poi a perfezionare la sua preparazione nei più avanzati istituti di ricerca del mondo, come la scuola di Max Born a Gottinga o l'Università di Leida in Olanda, dove conobbe Albert Einstein. Finché a soli 24 anni vinse la cattedra di Fisica teorica presso il Regio Istituto Fisico dell'Università di Roma.
E' qui, nei laboratori di via Panisperna 90, che intorno a Fermi prese vita la "scuola romana di fisica" (immortalata da libri e film come I ragazzi di via Panisperna di Gianni Amelio del 1988) e si affermò un nuovo modo di fare ricerca : non più un professore coadiuvato da un assistente subalterno, ma un gruppo di ricercatori aventi pari dignità scientifica e persino la medesima età. Fermi, infatti, era poco più vecchio dei suoi allievi, e aveva instaurato con loro un rapporto paritario : non teneva vere e proprie lezioni, ma seminari, che spesso si svolgevano nella sua stanza, senza orari né programmi prestabiliti. Gli argomenti di discussione scaturivano dalle domande poste dagli studenti, o magari dai problemi che Fermi incontrava nel corso delle sue ricerche.
Fu in questa sorta di libera accademia della fisica che fu condotto, nell'autunno del 1934, il celebre "esperimento dei pesci rossi", che segnò una svolta nella scienza novecentesca. Alcune recenti ricostruzioni - come quella proposta da Fabio Cardone e Roberto Mignani nel volume Enrico Fermi e i secchi della sora Cesarina (Di Renzo Editore, 2002) - raccontano che, come spesso accade nel progresso scientifico, anche in questa circostanza il caso ebbe una parte decisiva : senza di esso probabilmente il genio di Fermi non si sarebbe espresso al meglio. Egli aveva intuito che i neutroni, se rallentati, sarebbero stati in grado di produrre una maggiore radioattività artificiale negli elementi chimici usati come bersaglio. Ma il passo successivo per arrivare a produrre in pratica la prima fissione nucleare fu, appunto, merito del caso.
In quelle fatidiche settimane del 1934 il lavoro del gruppo era in stallo. Né Fermi né i suoi allievi riuscivano a spiegarsi come mai la stessa sostanza irradiata con neutroni desse, a parità di condizioni, risultati di radioattività molto variabili, a volte eccezionali, a volte invece mediocri. Ma una mattina di ottobre si scoprì il perché. La "sora" Cesarina, la donna delle pulizie dell'Istituto, era stata rimproverata per avere versato dell'acqua in un corridoio, e l'economo le aveva intimato di servirsi solo del lavandino a pianterreno e di portare da lì i secchi pieni ai piani superiori. Ma Cesarina, che era ormai avanti con l'età, non poteva trascinare per le scale simili pesi ; perciò aveva trovato il modo di aggirare il divieto, riempiendo i secchi in uno dei laboratori e nascondendoli poi dietro le tendine che mascheravano la parte inferiore di un tavolo. Era proprio il tavolo dove gli esperimenti davano risultati eccezionalmente alti, e Fermi si rese conto che ciò era dovuto a quell'acqua. L'esperimento fu quindi ripetuto prima in uno dei secchi e poi in un contenitore più grande : la vasca dei pesci rossi, appunto.
Erano le 15 del 22 ottobre 1934 : la prima rudimentale fissione nucleare della storia era stata realizzata. Da quell'esperimento all'impiego bellico dell'energia nucleare il passo era breve ; ma nessuno dei fisici romani sembrò capirlo. In seguito Segrè si stupì di quella loro cecità, mentre Leonardo Sciascia la considerò "provvidenziale", dal momento che quella stessa cecità impedì a Hitler e Mussolini di dotarsi dell'atomica.
Ma davvero nessuno si era reso conto delle possibili conseguenze e dei tremendi rischi della scoperta di Fermi ? Alcuni testimoni raccontano in verità come essa avesse preoccupato il "grande inquisitore" Ettore Majorana. Un pomeriggio, in via Panisperna, qualcuno lo sentì discutere animatamente con Fermi : una disputa che si protrasse per alcune ore, con i due scienziati che urlavano davanti a lavagne zeppe di numeri. Dopo quello scontro Majorana non si fece più vedere all'Istituto, e anche la sua misteriosa sparizione nel 1938 potrebbe essere spiegata, come ha ipotizzato Sciascia, da una sua lettura drammatica e purtroppo profetica degli esperimenti di via Panisperna.
I fatti accaduti in seguito sono tragicamente noti. Dopo avere ricevuto il Nobel nel '38 ed essere emigrato negli Stati Uniti in seguito alla promulgazione delle leggi razziali in Italia - sua moglie Laura era di religione ebraica, - Fermi s'immerse nello studio della fissione, sulla scia dell'annuncio della prima vera e propria fissione dell'uranio appena ottenuta da Otto Hahn e Fritz Strassmann. Il fisico romano, in particolare, si concentrò sulla possibilità di provocare una reazione a catena capace di liberare energia su scala macroscopica, e il 2 dicembre 1942 riuscì a mettere in funzione a Chicago la prima pila atomica a uranio e grafite. Nel frattempo aveva dato la sua adesione al famigerato Progetto Manhattan per l'uso bellico dell'energia nucleare, macchiandosi di una responsabilità sulla quale la storiografia scientifica non ha ancora smesso di dibattere : fu anche grazie a lui se si giunse alla prima esplosione atomica sperimentale nel deserto di Alamogordo del 16 luglio 1945, e quindi all'apocalisse di Hiroshima del 6 agosto.
Dal 1946 Fermi abbandonò gli studi nel campo nucleare e si dedicò a quelli della struttura subatomica e all'analisi delle reazioni pioni-neutroni, un campo nel quale apportò notevoli contributi, tanto che quando furono scoperte delle particelle subatomiche ignote vennero chiamate in suo onore "Fermioni".
L'uomo divenuto il simbolo di un periodo storico convulso, nel quale scienza, politica e guerra s'intrecciarono in maniera inestricabile, morì a Chicago nelle prime ore della mattina del 28 novembre 1954, a causa di un tumore allo stomaco diagnosticatogli pochi mesi prima. Aveva solo cinquantatré anni. Anche nella morte anticipò i tempi, lui che ai suoi allievi preferiti era solito raccomandare : "Non siate mai i primi, cercate di essere secondi".

 
 

Ivan Emiliani

http://www.bresciaoggi.it/storico/20041127/cultura/D.htm

 
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