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Sul mio "Cum Grano Salis"

Potrei cominciare intitolando questo editoriale: "Analisi dell’analisi del Cum Grano Salis" di Margherita Campaniolo ad opera della dott.sa Alessia Maineri ma preferisco, ben più semplicemente: "Sul mio Cum Grano Salis".

Ringrazio tutti quelli che avranno voglia di ripercorrere, insieme a me, alcuni aspetti del mio lavoro e di quello di Alessia Maineri e soprattutto ringraziare quest’ultima, alla quale rispondo con vero piacere: la ritengo un’occasione di scambio utile.

Per fare ciò mi occorrerà, di tanto in tanto, riprendere dei brani della sua analisi, sia per una miglior fruibilità della lettura che per una maggior chiarezza espositiva; tali brani verranno posti in corsivo. Mi corre l’obbligo però di suggerire, a chi non avesse mai letto interamente gli scritti di cui andremo a parlare e cioè il "Cum Grano Salis" come "L'Analisi: "Cum Grano Salis" di M. Campaniolo" di farlo: solamente in questo modo il "quadro" potrebbe essere completo.

"Mi sento in dovere di replicare a quest’articolo, negli ultimi tempi ampliamente pubblicizzato sul web (http://www.margheritacampaniolo.it/), poiché vi sono alcuni punti che, ritengo, andrebbero chiariti. Riassumendo l'intento sostanziale del "lavoro", viene sostenuta la "contestabilità" di tutti gli argomenti enunciati dai sostenitori dell'origine "anomala" dei complessi disegni impressi nelle coltivazioni di grano. E, ciò, da un punto di vista strettamente biologico. Vediamo allora di analizzare questa "via interpretativa"."

Riassumere in sintesi "l’intento sostanziale" del Cum Grano Salis e la "visione" del mio lavoro è cosa presto detta; per farlo in modo corretto e rispondente ai fatti, mi servirò di parte della sua stessa prefazione:

"…con l’aggiunta di un granello di sale". Ecco, a mio avviso questo è l’unico modo, il più corretto, per affrontare il tanto dibattuto argomento dei crop circles. Con un pizzico di sale non vuol dire solamente con raziocinio, intelligenza e alla luce del buon senso ma anche "non alla lettera, con riserva". Troppo vasto l’argomento crop per essere osservato da un solo punto di vista come quello storico, o dell’agronomia o del simbolismo e dell’immagine, così come con un approccio già di partenza scettico o fideista. Molto si è già detto e scritto in questi anni sull’argomento eppure ancora non tutto è stato sicuramente detto e scritto. Non ho la pretesa di colmare nessuna lacuna ma solo la volontà di ragionare, di parlarne ancora e ancora, farlo con l’attenzione ed il giusto rispetto per un fenomeno che comunque coinvolge e vede partecipi, sotto vari punti di vista, molte persone, di farlo come una Naturalis Historia perché tale è la storia dei crop circles"

"Cum Grano Salis" non ha mai avuto perciò la pretesa di toccare tutti gli argomenti enunciati dai sostenitori dell'origine "anomala" dei complessi disegni impressi nelle coltivazioni (e non), ben più vasto sarebbe risultato ed ulteriori tematiche avrebbero dovuto integrarlo (cosa che non è detto un giorno abbia voglia e tempo di fare) ma non rientra in quanto fino ad oggi pubblicato; consta di tre capitoli: Immagine – Storia – Agronomia; gli aspetti da me affrontati ruotano perciò intorno agli argomenti enunciati che investono queste tre componenti, tutte e tre d’estrema importanza ma non esaustivi. In particolare, in Agronomia, vengono prese in esame alcune delle cosiddette "anomalie" riscontrate all’interno di un crop. Alcune, e questo perché sarebbe non corretto sostenere che tutte le anomalie, e sono diverse, abbiano a che vedere con la biologia delle piante e l’agronomia, una gran parte ma non tutte. Questi i punti da me toccati:

  1. le spighe piegate non muoiono, continuano a crescere;  

  2. le spighe presentano dei nodi allungati rispetto alla norma fuori e sotto terra;

  3. le spighe si piegano lungo uno di questi nodi;

  4. le spighe presentano poliembrionia e sterilità;

  5. i semi presentano anomalie nella germinazione

  6. i nodi presentano fori d’espulsione;

  7. modificazioni di natura genetica.

Poichè non desidero essere parziale né lasciare, per quanto possibile, nulla di non chiarito di quanto mi viene posto, né far aspettare un tempo di risposta troppo lungo alla dott.sa (i miei impegni di lavoro mi lasciano veramente poco spazio) risponderò alle domande o alle considerazioni della Maineri probabilmente in due parti, scusandomene in anticipo.

Su poliembrionia e sterilità.

"Mi trovo abbastanza d'accordo sulla definizione di Poliembrionia e Sterilità, salvo poi dovermi trovare in disaccordo con le affermazioni che seguono circa la natura "eventuale" di questi fenomeni anomali"

Poliembrionia e sterilità sono due condizioni apparentemente straordinarie; la prima, ad esempio, si presenta in alcune varietà di graminacee in una percentuale molto alta ed è uno degli obiettivi perseguiti da Organizzazioni Internazionali di Ricerca per il miglioramento colturale ed un utilizzo più efficace, in termini di produttività, delle piante a scopo alimentare; una di queste è il Cimmyt, il maggiore centro mondiale per la selezione di nuovi frumenti e mais che studia, e sta selezionando, varietà che presentino la poliembrionia non come "evento", se pur frequente, ma come "costante". La seconda, la sterilità, è una condizione che, con danno, affligge i coltivatori; è causata da molti fattori, interni ed esterni, ed è una risposta fisiologica agli scompensi nella cosiddetta "Legge del Minimo" di Liebig e nella "Legge della Tolleranza" di Shelford. (Vedi CGS http://www.margheritacampaniolo.it/CGSagronomia3.htm ). E nei crop? Che significato hanno all’interno di un crop?

I ricercatori dei crop circles le annoverano tra le anomalie riscontrate negli agroglifi e ne fanno un metro di paragone per la discriminazione tra "crop veri" e "crop falsi" (di concerto alle altre anomalie).

"Si afferma, infatti, che -secondo questi ricercatori- tali anomalie comparirebbero, come per magia, da un momento all'altro, a volte nell'arco di una notte, con la comparsa dei pittogrammi. Onestamente non so dove l'autrice abbia sentito o letto una tale dichiarazione. Che io sappia nessuno ha, mai, dichiarato una cosa simile. Gli studiosi del fenomeno si sono limitati a registrare una serie di anomalie riscontrabili all'interno delle formazioni, ipotizzando che possano essere un elemento tipico delle zone interessate da questo fenomeno, e riscontrando in diversi casi l'assenza di tali anomalie in quelle zone che sono state poi catalogate come formazioni "false" o, comunque, riconducibili a mano umana. Hanno quindi semplicemente raccolto degli elementi discriminanti che consentono perseguire un’analisi più precisa e più mirata."

"La presenza o assenza di semi (le cariossidi), il numero più o meno anomalo degli stessi, é si determinata geneticamente -e in questo le do completamente ragione-, ma è, quest’affermazione, sufficiente per screditare i dati raccolti all'interno dei pittogrammi? È, di per sé, esaustivo affermare che, se una pianticella di grano avrà più semi del normale (o non ne avrà per nulla), ciò é determinato, incontrovertibilmente, almeno 60 giorni prima della maturazione? Possiamo così affermare, assolutamente e senza ombra di dubbio, che i fenomeni di Poliembrionia o Sterilità NON hanno alcuna relazione con la comparsa dei Crops?"

 

Se, come da indagini scientifiche, un crop vero è la risultante di un vortice di plasma o di un irraggiamento di onde di presunta natura elettromagnetica, onde capaci, se poste ad esempio sopra un campo, di prostrare le piante, procurare la piegatura dei nodi, l’allungamento di questi, la formazione di fori di espulsione, se tutto questo è la conseguenza, ad esempio, di una BOL e del diretto comparire del crop, appare logico dedurre che anomalie e crop siano strettamente legati al momento stesso in cui una BOL è in azione; prima di ciò, del passaggio della BOL, qual è lo stato delle cose, sempre a detta d’essi? Piante in piedi, nodi standard, fori integri, in poche parole assenza di anomalie.

E la poliembrionia? E la sterilità? Vengono definite anch’esse anomalie dei crop veri, quel quid che, insieme al resto, indica la natura vera dell’agroglifo: è ragionevole dedurre che queste sono presenti proprio in relazione all’apparire del crop? Si, sembrerebbe consequenziale dedurlo, come per le altre anomalie. A tal proposito mi si pone però la domanda: dov’è scritto a chiare lettere che la poliembrionia e la sterilità siano anomalie nate di concerto al pittogramma? Seguendo lo stesso ragionamento potrei dire: dov’è scritto a chiare lettere che proprio per queste avvenga l’esatto contrario? Cioè, dov’è scritto che tali anomalie non dipendono dal formarsi del crop come per i nodi i fori e le altre citate? E se così fosse, se questo fosse il significato, sono allora precedenti al crop? Ed in ragione di quale anomalo effetto?

Non è altresì logico allora poter dedurre che, essendo assolutamente molto arduo mettere in relazione poliembrionia, sterilità e crop, arduo ad un occhio più attento del semplice lettore, si sia voluto evitare una precisa collocazione temporale dell’insorgere di tali eventi? Potrebbe, ma le deduzioni non portano dati certi, perciò continuiamo a riflettere sulla questione basandoci sulle certezze.

Fino ad oggi troviamo scritto, in ogni pubblicazione a tema crop, in ogni articolo, in ogni pagina web, come ambedue siano caratteristiche dei crop ma non una parola su come ciò possa accedere, perché? Dove sono i dati scientifici a supporto di tutto ciò? Eppure questa precisa connotazione temporale esiste e non è certo funzionale al discorso BOL=crop come a vortici ed altro, una collocazione temporale che è data dalla fisiologia delle piante e che ho ben illustrato nel mio "Cum Grano Salis". Sì, è un periodo inconfutabile, inconfutabilmente la poliembrionia è decisa dalla pianta in un certo preciso istante, come per la sterilità, nessun errore.

Se ciò screditi o meno i dati raccolti dagli esperti di crop è da ragionarci sopra, di certo scredita un modo di presentare dati che è scientifico, se mai lo è realmente, solo ad oltranza…. Si dice che nessuno ha mai posto l’accento su queste anomalie quanto che ci si è limitati a registrarne la presenza all’interno dei crop veri rispetto a quelli falsi che non li presentano ma non è forse porre più di un semplice accento, una "semplice constatazione", se nei fatti vengono poi utilizzate come discriminanti per decretare e stabilire la natura di un crop circle? Ed inoltre… ci si è mai preoccupati di effettuare un controllo e dichiarare lo stato o meno poliembrionico delle piante esterne ai crop che presentano "l’anomalia"? Ci si è mai preoccupati di informare i lettori o di fornire anche solo quel semplicissimo dato che indichi l’esatta varietà di cereale in cui tale anomalia è stata riscontrata? Un nome, un nome tra le centinaia di varietà, alcune, come detto sopra, poliembrioniche più sì che no, in percentuale assolutamente nota? No, nessun dato in merito….

Tenuto conto che la connotazione di "crop vero" difficilmente viene attribuita in presenza contemporanea di tutte le anomalie, proviamo comunque a riflettere su quelle che appaiono essere altre puntualizzazioni a riguardo, alcune supposizioni fatte:

"Escludere o viceversa avvallare questa ipotesi richiederebbe, a mio parere studi accurati e una raccolta di dati abbastanza seria, una comparazione precisa, non solo delle formazioni rispetto alle regioni della coltivazione non interessate dai disegni, ma anche tra coltivazioni interessate e quelle, invece, mai toccate dal fenomeno, nel contesto della medesima area geografica. Successivamente, sarebbe necessario procedere ad un’elaborazione "a tavolino" di tutti i dati raccolti. Sempre che si prediliga, sia chiaro, il metodo scientifico…

Bisognerebbe chiedersi, perlomeno, se, i campi interessati dai pittogrammi, lo sono per la prima volta in assoluto oppure se hanno subito, altre volte, in passato, lo stesso fenomeno. Inoltre, bisognerebbe domandarsi (ma questo richiederebbe analisi e monitoraggi continui di anno in anno) se "manifestazioni" di poliembrionia o sterilità si sono presentate per la prima volta o sono già presenti da tempo (in altre parole ricostruire la storia genetica delle pianticelle), trasmettendosi di generazione in generazione. L'ideale –e, forse, condizione assolutamente necessaria- sarebbe avere il quadro completo di queste possibili combinazioni:

- Campi non soggetti a pittogrammi + assenza di anomalie delle cariossidi,

- Campi non soggetti a pittogrammi + presenza di anomalie delle cariossidi,

- Campi soggetti a pittogrammi (storia documentata) + assenza anomalie cariossidi,

- Campi soggetti a pittogrammi (storia documentata) + presenza anomalie cariossidi.

A questo punto sarebbe possibile tentare alcune conclusioni".

E qui la chiave di tutto, una duplice chiave di lettura. Viene chiesto un metodo scientifico che tenga conto di monitoraggi, statistiche, analisi, da protrarre anche per anni al fine di confutare certe affermazioni, in questo caso a fronte delle mie affermazioni su poliembrionia e sterilità ma è stato chiesto lo stesso rigore scientifico o è stata sollevata la stessa obiezione quando qualcuno, un giorno, le tesi poliembrionia e sterilità formulò? No, altrimenti non sarebbero state accettate come "anomalie"; fare ciò, come dice Manieri "richiederebbe, a mio parere studi accurati e una raccolta di dati abbastanza seria, una comparazione precisa" oltre che un considerare seriamente, aggiungo io, ciò che di certo la fisiologia delle piante è pronta ad offrirci, indicazioni che molti vorrebbero escludere dalle disquisizioni sui crop circles, esclusione che ho voluto mettere in rilievo dacché notai come, inspiegabilmente, le "grandi escluse" dal dibattito, su un fenomeno che coinvolge principalmente piante, erano proprio queste, le piante stesse e quello che hanno da dirci.

E poi, i campi.

I campi, le aree geografiche, sono parole che ricorrono spesso in questo ragionamento, perché? Perché se, e così è, poliembrionia e sterilità non sono il risultato dell’effetto di una boll o di un vortice di plasma che sta creando un crop circle, se insorgono molto prima, in tempi "non sospetti", a cosa sono dovute? Sembra si suggerisca all’ipotesi "campo", ipotesi per me assolutamente nuova ma che porta a dedurre che:

"potrebbe essere vero che un campo precedentemente interessato al fenomeno dei crop mantenga un tasso di radiazione capace di creare successivi effetti poliembrionici o di sterilità su piante, in un secondo tempo, lì coltivate"

Tanto è vero che la stessa Maineri più avanti aggiunge:

"Nell'articolo, poi, si afferma che le principali cause di alterazioni, nella presenza e nel numero delle cariossidi, sono da ricondurre a sbalzi termici, periodi di siccità o condizioni ambientali avverse. Niente su cui sia possibile obiettare; ma teniamo presente che ciò non significa –automaticamente- che questa sia l'unica causa possibile, come invece è sostenuto dall’autrice, che esclude eventuali azione "da radiazioni" cui sarebbero sottoposte le formazioni. É, infatti, documentato che tra gli effetti provocati dall'esposizione di tessuti biologici a radiazioni non ionizzanti (quali, ad esempio, le microonde che sarebbero, peraltro, state captate all'interno dei pittogrammi con idonea strumentazione) vi sono proprio l'alterazione dei meccanismi di proliferazione (moltiplicazione) cellulare e la comparsa di sterilità transitoria o permanente nell'organismo interessato".

Nei cereali tali meccanismi di proliferazione avvengono o si inibiscono, ricordiamolo, 60 giorni prima della comparsa della spiga….. quando queste microonde avranno agito? Da dove provengono? Erano in campo?

Vorrei ricordare come, ad esempio, il Wiltshire, l’Hampshire, l’Inghilterra Meridionale in genere, come il Canada o la Germania ecc… non sono affatto interessate da fenomeni di contaminazione e non credo abbia seria validità il discorso della Maineri secondo cui "i governi ci nascondono molte cose": una contaminazione di tale portata non può passare sotto silenzio. Inoltre, le radiazioni che sarebbero state trovate all’interno di alcuni crop non sono in misura tale da giustificare una simile alterazione; inoltre è vero, e si è sempre detto, che tali presenze sono quanto mai volatili, cioè svaniscono e si disperdono ben presto, senza speranza perciò di rimanere "in opera" al raccolto successivo. Gli stessi esperimenti attuati tramite onde che inducono le piante a trasformarsi affettuati su campo, (trasformazioni difficilissime a verificarsi: una importante società tedesca a fronte di anni di esperimenti in tal senso, ebbe successo in un solo unico caso) non sono prodotti da quello che viene comunemente "rinvenuto" in alcuni crop ma da radiazioni del tipo raggi X o neutroni veloci uniti a fasci di radiazioni gamma e Cobalto 60 trattato in reattori nucleari o direttamente su campi di coltivazione tramite dei cannoni, i cui effetti potrebbero produrre una contaminazione quanto una alterazione dei soli vegetali irraggiati, rendendoli, ad esempio, poliembrionici permanentemente per "informazione" genetica.

Per quanto riguarda la sterilità stesso discorso, la presenza di una situazione ambientale contaminata potrebbe alterare lo sviluppo di piante feconde, potrebbe, bisognerebbe chiedere specificatamente agli esperti….ma dove sono questi campi contaminati? Una semplicissima indagine in tal senso basta ad eliminare l’ipotesi, e così è: i campi su cui sorgono i crop non presentano contaminazioni di tal tipo.

Qualcuno con una fantasia più sviluppata potrebbe ipotizzare che non dai campi ma da incursioni ripetute di BOL durante tutte le fasi dello sviluppo (dalla germinazione in poi) su di un campo destinato ad ospitare un crop proverrebbero tali effetti (e chiedo scusa per il volo pindarico ma stiamo cercando di comprendere). Così fosse, perderebbe senso l’idea di un monitoraggio campo+manifestarsi o meno del fenomeno poiché, a quel punto, gli effetti potrebbero aversi solo sulle piante e niente resterebbe sul terreno: non sarebbe male ricordare come, ad esempio, se in un campo del Wiltshire appare un crop giudicato vero, la stagione successiva, nel medesimo campo, non verrà mai a trovarsi seminata la generazione figlia delle piante coltivate l’anno precedente, quella che avrebbe potuto subire un ipotetico effetto poliembrionico magari ripetibile nelle piante figlie; di quella si perdono ben presto le tracce tra trasformazione ad uso alimentare umano, alimentazione animale, immagazzinamento scorte nazionali, export ecc… inoltre, in caso di sterilità, non è possibile "seguire nel tempo" la storia genetica delle piante a venire: piante sterili non prolificano.

Possiamo in ultima analisi affermare che i dati in nostro possesso, sia provenienti dalla fisiologia delle piante che, allo stato attuale, dai ricercatori in campo crop circles, avallano incontestabilmente la non provata "anomalia" di poliembrionia e sterilità.

Alla luce di ciò possiamo asserire che, ragionevolmente, dovremmo chiedere, e chiedere tutti, l’eliminazione, senza mezzi termini, di una "anomalia" la cui presenza non è stata dimostrata tale con prove e dati scientifici? Sì, certamente sì. Mi pare che su questo punto potremmo essere assolutamente concordi e, come la dott.sa Maineri stessa dice: "Non c'é nulla da fare, il ragionamento scientifico procede proprio così, per esclusione o conferma di dati, valutando concretamente quello che ci si trova davanti agli occhi"

A presto

Margherita Campaniolo

   

 

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