Home

 
 

  Un Capodanno ogni due mesi: come cambia il mondo!

Siete proprio sicuri che è Capodanno? E’ tutta questione di … calendario. Ecco un piccolo viaggio nei tanti modi usati dagli uomini per segnare il tempo: dall’antica Olimpia ai nostri giorni sorprese e curiosità.

di Stefano Caredda

 
     
 

Capodanno in tutto il mondo? Non proprio. Per milioni di persone questo è un giorno assolutamente normale, uno dei tanti dell’anno.

Come molte altre cose, anche la divisione del tempo è frutto di una convenzione, e non stupisce che gli uomini, che non riescono a mettersi d’accordo su tante questioni molto più importanti di questa, continuino ancora oggi a segnare lo scorrere del tempo in modo differente.

Il Capodanno si festeggia, infatti, molte volte nel corso di un anno: le differenze nel calcolo del tempo, dovute in modo particolare alla cultura e alla religione, fanno in modo infatti che nel corso dei nostri dodici mesi si festeggi il Capodanno molto più di una volta sola, introducendo nel nostro paese riti e festività che prima dell’arrivo degli immigrati risultavano completamente sconosciuti.

Facciamo un po’ d’ordine. E’ sicuramente vero che il primo gennaio 2004 rappresenti l’inizio del nuovo anno per una fetta importante dell’umanità. D’altronde, la penetrazione culturale dell’occidente ricco e industrializzato ha comportato anche per molte altre comunità l’adozione del calendario “standard” (il nostro, quello chiamato “gregoriano”), se non altro per facilitare le comunicazioni globali. Rimangono tuttavia in vigore moltissimi calendari “alternativi”, tuttora diffusi e utilizzati da milioni di persone di diversa cultura o di diversa religione. Diamoci un’occhiata.

Uno sguardo ai calendari

Tutti i calendari prendono il via da un avvenimento particolarmente rilevante, capace di segnare uno spartiacque fra la situazione precedente e quella successiva. L’esempio della nascita del Cristo, che segna l’avvio del calendario da noi usato, è particolarmente pregnante, ma non è ovviamente l’unico (ed è, come risaputo, anche sbagliato, dato l’errore compiuto da Dionigi il Piccolo che retrodatò la nascita di Gesù).

Prima (e anche dopo) l’affermazione dell’era cristiana il conteggio degli anni prendeva il via da altri avvenimenti: se i greci antichi utilizzavano come anno base quello della prima Olimpiade (il nostro 776 a.C.), i romani partivano invece dalla data della fondazione della loro città (753 a.C.).

Ancora: i cinesi confuciani fanno partire il loro calendario dalla nascita di Confucio (551 a.C.), mentre gli antichi giapponesi identificavano l’anno zero con il 660 a.C., anno della fondazione dell’impero giapponese da parte del re Jimmutenno. Una modalità, questa del computo degli anni sulla base dell’anno di impero o di consolato, più volte utilizzato nella storia e ancora oggi adottato dalla Chiesa Cattolica (mai sentito parlare, recentemente, di XXV di Pontificato?).
Il 29 agosto 284 segna invece l’inizio del calendario copto, ancora oggi utilizzato in Etiopia: è la data simbolo dell’impero di Diocleziano, sotto il quale caddero, durante le famose e feroci persecuzioni, moltissimi cristiani. Ma i più diffusi sono ovviamente i calendari legati alle grandi religioni monoteiste.
 


Il calendario giuliano

E’ uno fra i più importanti mai utilizzati nel pianeta ed è ancora oggi utilizzato da molte popolazioni ortodosse. Fu adottato per ordine di Giulio Cesare, verosimilmente durante la sua spedizione in Egitto nel 47 a.C. per sostituire il calendario di Numa, soggetto ad abusi ed errori che avevano portato ad uno sfasamento medio di tre mesi rispetto alle stagioni, con l'estate slittata in ottobre e novembre. Cesare incaricò l'astronomo alessandrino Sosigene di progettare un nuovo calendario, che entrò in vigore nel 46 a.C. (per riallineare le stagioni fu necessario inserire mesi straordinari tanto che quell’anno durò 456 giorni). Il calendario giuliano, che introdusse l’anno bisestile (un giorno in più ogni 4 anni), conferiva dunque ad ogni anno una durata media di 365 giorni e sei ore, alcuni minuti più del vero (365 g, 5h, 48 minuti circa). Proprio questo lieve errore fu alla base dell’introduzione, più tardi, del calendario gregoriano. L’importanza del calendario giuliano fu però notevole, tanto che ancora oggi il calendario giuliano viene usato in cronologia per gli eventi che non solo accaddero fra il 46 a.C. e l’introduzione del gregoriano, ma anche per tutti gli eventi precedenti alla sua entrata in vigore (si parla di calendario giuliano analettico).
 


Il calendario gregoriano

Il calendario giuliano, lo abbiamo visto, non era esente da errori, e anche nella sua applicazione vennero commessi errori grossolani. Fu Augusto a disporre alcune modifiche alla durata dei mesi, con le quali si rimediò alla gran parte degli errori commessi in precedenza. Agosto (così chiamato in onore dell’imperatore) fu portato a 31 giorni come Luglio (Iulius, in omaggio a Cesare) e da allora i nomi e le lunghezze dei singoli mesi non sono più state modificate.

Una “piccola” correzione è però avvenuta, come già accennato, nel 1582, allorquando entrò in vigore il cosiddetto calendario gregoriano. Già nel concilio di Nicea, nel 325, fu rilevato che, a causa dell’errore insito nel calendario giuliano, basato su una durata media annua di 365 giorni e 6 ore (circa dodici minuti più del vero), l'equinozio di primavera invece di cadere il 25 marzo, come era al tempo di Cesare, era anticipato al 21 marzo. Ci si limitò però a registrare il fatto, e nonostante alcune proposte di modifica, tutto rimase inalterato fino al 1582, quando l'equinozio di primavera era ormai slittato all'11 Marzo. Una commissione, presieduta dal cardinale Guglielmo Sirleto, approvò dopo molti studi il progetto del calabrese Luigi Giglio, che consisteva nel “saltare” di fatto dieci giorni, in modo da riportare l'equinozio al 21 marzo. Tale operazione ebbe luogo il 4 ottobre 1582: all’alba del giorno dopo era già il 15 ottobre! Per evitare che il problema si ripresentasse vennero poi attuate alcune modifiche al calendario, ribattezzato “gregoriano” in onore dell’allora papa Gregorio XIII.

Le novità del calendario gregoriano sono due: con la prima si dispone che gli anni secolari (ovvero divisibili per cento) non siano più bisestili (la durata del secolo è dunque di 36524 giorni), mentre con la seconda si dispone l’eccezione per gli anni secolari divisibili per 400 (come il 1600 o il 2000), che tornano ad essere bisestili.

La durata media dell'anno gregoriano viene così ad essere pari a 365 giorni, 5 ore, 49 minuti e dodici secondi, un valore molto vicino alla reale durata dell’anno tropico (cioè quello solare o astronomico). Vicino ma non ancora coincidente: la durata reale dell’anno (pari a 365 g, 5 h, 48 minuti e quarantasei secondi) è infatti più corta di ventisei secondi e ciò comporterà, prima o poi, la necessità di un aggiustamento. Perché la cosa, però, dia luogo ad uno sfasamento pari almeno ad un giorno ci vorranno più di tremila anni: insomma, l’adeguamento non riguarderà personalmente nessuno di noi…
 


Le conseguenze dell’introduzione del gregoriano

Molto importanti, ed immediate, furono invece le conseguenze dell’introduzione del gregoriano, che fu tutt'altro che immediata e divenne il simbolo della distanza di moltissime comunità cristiane dal Papa di Roma. Solo gli stati italiani, il Portogallo e la Spagna adottarono il gregoriano istantaneamente, seguiti solo nei mesi e negli anni immediatamente successivi da Francia, Baviera, l'Austria e così via. Gli stati protestanti furono molto più lenti nell'accettare un calendario che veniva da Roma, tanto che, ad esempio, la Prussia lo adottò solo nel 1610 e l'Inghilterra nel 1752. Ancora più lenti gli Stati greco-ortodossi (Grecia, Russia, Serbia), che mantennero il calendario giuliano fino alla prima guerra mondiale.

Il giuliano resiste però ancora oggi nel calendario liturgico della chiesa greco-ortodossa: nel 1922 il patriarca di Costantinopoli stabilì infatti di uniformarsi al calendario gregoriano solo per la celebrazione del Natale e non per quella della Pasqua, una decisione che venne seguita da molti ma non da tutti, tanto che, come noto, la Chiesa russa ortodossa, le chiese ucraine, i serbi e i monaci del monte Athos in Grecia celebrano anche il Natale secondo il vecchio calendario (e dunque il nostro 7 gennaio).
Per alcune comunità ortodosse, dunque, il capodanno cadrà solamente il prossimo 14 gennaio, giorno in cui prenderà inizio l’anno 2756 dell’era romana (calendario giuliano).
 


Il calendario ebraico

Gli Ebrei contano gli anni a partire dalla prima luna nuova dell'anno della creazione del mondo secondo la Bibbia. Questo momento corrisponde, suppergiù, alla mezzanotte di quello che per il calendario giuliano è il 6 ottobre 3761 a.C., che per gli ebrei è dunque il primo giorno del primo mese (Tishri) dell’anno uno. Quello che stiamo vivendo è invece, per gli ebrei, l’anno numero 5764, e il capodanno più vicino sarà quello del nostro prossimo 16 settembre 2004, che corrisponderà al giorno 1 Tishri 5765.

Il calendario ebraico è piuttosto particolare, e si basa sia sulle fasi lunari che sul movimento del sole (non a caso è definito lunisolare). Per sintetizzare possiamo dire che quello ebraico è un calendario che si ripete continuamente ogni diciannove anni, con un ciclo che equivale perfettamente a diciannove nostri anni solari. Il singolo anno può essere però, a seconda delle fasi lunari, “comune”, cioè composto di dodici mesi per un totale di 353, 354 o 355 giorni (rispettivamente difettivo, regolare, abbondante) oppure “embolismico”, cioè composto da tredici mesi lunari per un totale di 383, 384 o 385 giorni. Gli anni comuni sono dodici (il 1°, 2°, 4°, 5°, 7°, 9°, 10°, 12°, 13°, 15°, 16°, 18°) e, intercalati con sette anni embolismici (il 3°, 6°, 8°, 11°, 14°, 17°, 19°), formano quel ciclo diciannovennale (chiamato di Metone) che si ripete continuamente e che equivale a diciannove anni solari.
 


Il calendario musulmano

Il calendario musulmano, stabilito da Maometto, non è solare ma lunare, e perciò ha una durata di soli 354 giorni e otto ore. Fu istituito nel 637 dal califfo Omar, prendendo come inizio il primo giorno dell’anno lunare in cui Maometto partì dalla Mecca per Medina per sfuggire alle persecuzioni degli idolatri: era, secondo il calendario giuliano, il 16 Luglio del 622 d.C. Il primo giorno dell’anno cristiano 2004 cade dunque al termine dell’anno 1424 dell’era dell’hegira (quella islamica), che festeggerà il suo prossimo capodanno (il 1425) solamente fra quasi due mesi (domenica 22 febbraio 2004).
 


Gli altri calendari

A questi calendari ne possono essere aggiunti moltissimi altri, tuttora utilizzati da un buon numero di persone. Quello iraniano, ad esempio, fu introdotto nel 1925, e pur essendo anch’esso, come quello musulmano, basato sull'Egira, è regolato con quello solare e dura dodici mesi. Il Capodanno, primo giorno dell'anno, sarà il 21 marzo (equinozio di primavera). Molta fortuna, soprattutto per la presenza massiccia nelle grandi città italiane, sta riscuotendo da qualche anno anche il Capodanno cinese, che cadrà il prossimo 22 gennaio. Esso è ancora la festa più largamente celebrata in tutta la Cina, ma da quando è stato ufficialmente adottato nel paese il calendario gregoriano (1911), con il conseguente spostamento del Capodanno ufficiale al primo gennaio, il Capodanno lunare cinese è stato ribattezzato Festa di Primavera (Chunjie) che, concentrato fra la fine di gennaio e la fine di febbraio, è occasione di festeggiamenti a cui anche gli abitanti di Roma e Milano potranno presto assistere (per la cronaca quello che va ad iniziare è, nella tradizione cinese, l’anno della scimmia). In Cambogia e in tutti gli stati a tradizione buddista è invece diffuso il Capodanno khmer, che cadrà il prossimo 13 aprile, mentre gli appartenenti alla religione zoroastriana festeggeranno il Capodanno venerdì 20 agosto 2004.

Ce n’è dunque per tutti i gusti, e ci fermiamo qui, anche se sarebbe possibile continuare ancora, ampliando le curiosità anche alla durata e ai nomi dei mesi, delle settimane e dei singoli giorni, come pure alle celebrazioni della Pasqua e delle altre festività religiose. Per non parlare poi delle numerose correnti di pensiero che nel corso dei secoli si sono “scontrate” sulla data nella quale far cadere il primo giorno dell’anno: perché il 1° gennaio e non, ad esempio, il 1° marzo, il 25 dicembre o il giorno di Pasqua? Queste date furono realmente utilizzate, anche se talvolta solo per poco tempo, durante il Medioevo (e non solo), quando il primo giorno dell’anno fu individuato nelle date di alcune festività cristiane: la Repubblica Veneta fino al 1797 festeggiava il capodanno il 1° marzo (nel calendario romano antico non esistevano i mesi di gennaio e febbraio); a Firenze e Pisa per qualche tempo si festeggiò il capodanno in giorno dell’incarnazione (il 25 marzo); in Francia si faceva coincidere con la Pasqua (e dunque ogni anno aveva durata variabile); a Bisanzio e in Italia meridionale fino al XVI secolo si faceva iniziare l’anno quattro mesi prima (il 1° settembre); nell’Italia settentrionale, infine, durante il Medioevo si anticipava l’inizio dell’anno di qualche giorno, facendolo coincidere con il giorno di Natale (metodo questo utilizzato a lungo anche dai cronisti medievali e dalla stessa cancelleria pontificia).

Insomma, chi più ne ha più ne metta! Siete proprio sicuri dunque di aver festeggiato il Capodanno giusto? Sicuri che non debba essere necessario un altro cenone di qui a breve? Mah, diciamoci la verità: un Capodanno all’anno basta e avanza! Avete idea di cosa significhino feste, cenoni, veglioni, auguri via SMS allo scoccare della mezzanotte e tappi di spumante per aria moltiplicati per più volte all’anno? No, no, meglio così. Teniamoci stretto il nostro calendario e, per oggi, salutiamoci cosi. Già, oggi. Oggi, 1° gennaio 2004 (calendario gregoriano), e cioè anche 19 dicembre 2003 (calendario giuliano), 7 teveth 5764 (calendario ebraico), 8 dhu al-qa'da 1424 (calendario islamico), 11 dey 1382 (calendario persiano), 22 kiyahk 1720 (calendario copto) …

 

Space Freedom Ringrazia l'autore per la concessione  dell'articolo

 
  Hit Counter  
     
 

Data: 1 gennaio 2004

Autore: Stefano Caredda

 

 

 
 

 
 

 Vietata la riproduzione senza autorizzazione della stessa

Tutto il materiale di questa pagina è © di Margherita Campaniolo