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I cerchi nel grano, mistero da svelare

 
     
 

Secondo l'orafo Zucchetta c'è un filo matematico che li lega alla pittura trecentesca
Lo studioso veronese scopre che c'è un progetto intelligente, che i pittogrammi più inspiegabili comparsi sotto tutti i cieli dell'umanità hanno un'armonia che si può interpretare con la «tetraktis» di Pitagora e l'esagramma

 
     
 

La curiosità mista a paura, la mattina del 7 luglio 1996, pervade i contadini e i curiosi che invadono i campi di grano di Windmill Hill, nel sud dell'Inghilterra. Lì, improvvisamente, è comparso un gigantesco disegno largo più di 300 metri: una spirale a tre code concentriche fatta di 189 cerchi perfetti, più o meno grandi. Un disegno ottenuto piegando gli steli dei cereali senza spezzarli. È come se un misterioso artista, con strumenti arcani ma di grande precisione, si fosse divertito a "scolpire" quella
gigantesca geometria nel grano. E in una sola notte. In meno di 24 ore. La sera del 6 luglio la spirale- che qualcuno definisce "cosmica" perché somiglia ad una galassia-, non c'era, la mattina del 7 c'è. E la spirale cosmica è solo uno dei numerosi giganteschi pittogrammi apparsi nei campi di cereali in questi ultimi decenni.
Quasi dieci anni dopo Alberto Zucchetta, orafo veronese, esperto di simbologia medioevale legata alle pietre preziose, affascinato dalle forme nel grano, e spronato da un documentario televisivo, si butta a leggere qualsiasi pubblicazione trova sull'argomento. Il mistero gli piace e lo indaga con il più classico dei metodi, la logica. Il rigore scientifico. Se la terra ha una misura e l'universo ha un linguaggio- pensa Zucchetta- quella e questo sono riconducibili alla matematica. Sherlock Holmes usava la lente d'ingrandimento? Per svelare i segni nel grano lui usa la stessa chiave usata da Pitagora sei secoli prima di Cristo per codificare i rapporti musicali: la tetraktis, la formula matematica dell'armonia fondata sui primi quattro numeri la cui somma (1+2+3+4) dà 10. Attraverso questi numeri si ottengono tutti gli altri. All'infinito. La tetraktis, sosteneva Pitagora- e ripete convinto l'orafo veronese-, è il "mattone" dell'armonia.
Zucchetta è pronto a dimostrare che esiste un legame tra il leggendario O di Giotto e i 189 misteriosi cerchi della spirale cosmica "scolpita" nei campi vicini a Stonehenge, in Inghilterra. Che esiste un filo lungo sette secoli che lega la pittura del trecentesco maestro toscano ai numerosi, indecifrabili messaggi che molti ritengono essere opera di extraterrestri.
Che annoda il passato al futuro tramite il presente. Si tratta di un filo
matematico. «La chiave è sempre la stessa», sostiene lo studioso, «perché medesimo è il linguaggio». E spiega: «Tutto è riconducibile a cerchi in esatta in proporzione tra loro. La dimostrazione? Basta applicare la formula matematica della tetraktis e l'esagramma, figura geometrica composta di due triangoli equilateri sovrapposti, ma con i vertici contrapposti, perfettamente iscritta nei cerchi. È la sfera della perfezione, l'universo
senza inizio e senza fine, il continuum. O, se volete, l'infinito armonico. La tetraktis e l'esagramma sono i mattoni per costruire qualsiasi forma in modo armonico. La geometria si oppone, sia concettualmente che concretamente, al caos».
All'orafo veronese non interessa «chi» o «che cosa» ha prodotto i misteriosi cerchi. Sa che non potrà rispondere a queste domande. A lui interessa il «perchè». Non gli importa sapere, al contrario degli ufologi, se la mano che ha disegnato i cerchi sia terrestre o "e.t.", ma se la mente che li ha concepiti sia razionale o casuale. C'è qualcuno che vuole comunicare con noi? Chi sono gli "scultori" misteriosi? Chi i signori degli anelli? E
Pitagora era uno di loro? Non sono queste le domande che si fa Zucchetta passando notti insonni sui segni col compasso in mano, cercando punti d'appoggio e convergenze per tradurre sulla carta le "parole" scritte sul grano. Lui vuol capire se alla base dei pittogrammi apparsi nel sud dell'Inghilterra (ma anche in Germania, in Francia, in Australia, in Russia, in Giappone;e non solo oggi ma anche secoli fa) con le stesse
caratteristiche- improvvisi, con bordi netti, spighe piegate e non rotte-, c'è un progetto intelligente. Se ogni punto ha, rispetto al disegno generale, corrispondenze precise e matematiche.
Non è facile, ma alla fine Zucchetta scopre che sì, il progetto intelligente c'è. Che i pittogrammi più inspiegabili, comparsi nei campi di grano della storia, sotto tutti i cieli dell'umanità, hanno un'armonia che si può interpretare con la tetraktis e l'esagramma. Zucchetta punta il compasso nel mistero e scopre, via via, corrispondenze, proporzioni perfette, precisi rapporti tra archi, circonferenze, linee che alla fine trasferisce su carta lucida che fa combaciare ai cerchi studiati. Quando il foglio opaco che separa il lucido dalla fotografia scorre verso il basso. meraviglia: i segni
coincidono. «Ho preso in esame dieci pittogrammi che gli studiosi non hanno saputo
spiegare», racconta l'artista veronese, «fuori da ogni sospetto di contraffazione. Quale mi ha affascinato di più? Probabilmente la "Spirale cosmica" apparsa nel corso di una notte nel 1996. Ma anche "Il labirinto celtico" o il gigantesco "Fiocco di neve" di circa 80 metri di ampiezza mi hanno intrigato parecchio. Il pittogramma che mi ha impegnato di più, per la complessità del disegno, è stato il "Diagramma di Mandebrot", lungo 56
metri, scoperto il 13 agosto del 1991. Con la formula della tetraktys sono riuscito, partendo un punto segnato su di un foglio bianco, a creare geometricamente con righello e compasso, l'immagine di quello che gli studiosi asseriscono si può ottenere graficamente soltanto con il computer.
No, non so chi abbia fatto questi giganteschi disegni e quale ne sia lo scopo: divertimento, messaggio o altro. So solo che dietro ai cerchi nel grano c'è un'armonia e un progetto. Intelligente».

 
 
     
     
     
 

Data: 20 marzo 2005

Autore: Morello Pecchioli

Fonte: L'Arena di Verona

Link: collaborazione Gildo Personè - CISU 

 
     
 

 

 

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